L'oro del Reno, l'opera prima di Lorenzo Pullega, è un viaggio attraverso il Reno italiano dalla sorgente in Toscana a Prunetta, frazione di San Marcello Piteglio, fino alla foce, quando il fiume si getta nel mare Adriatico a una manciata di chilometri a nord di Casal Borsetti, nel ravennate, dopo aver percorso 212 km. Nel mezzo un viaggio onirico, tra presente e passato, figure reali e immaginate, racconti, appunti e impressioni.
Il compito di testimoniare il Reno italiano è affidato ad un regista (la voce narrante di Neri Marcorè) da uno strambo circolo locale, e parte da un gruppo giapponesi vestiti da vichinghi che, nel tentativo di omaggiare il grande compositore tedesco Richard Wagner, decidono di percorrere il Reno, ma scelgono quello sbagliato, ovvero l'omonimo fiume che scorre in Italia.
Il tutto parte dalla sala dello Zodiaco di Palazzo Rosso di Bentivoglio (BO), dove un direttore d'orchestra viene interrotto dal regista mentre sta facendo le prove di un concerto.
A Porretta Terme (BO) la macchina da presa si sofferma sul Santuario della Madonna del Ponte, poi una scena onirica mostra alcuni personaggi nello stabilimento termale.
CI si sposta a Vergato (BO) dove, vicino alla stazione, si trova la fontana con un fauno che lo scultore Luigi Ontani ha dedicato al fiume Reno.
Il viaggio prosegue alla volta di Bologna: il registra sosta in via Riva di Reno, così chiamata per il canale di Reno che vi scorre sotto da quando fu coperto nel dopoguerra. Dalla superficie si passa ai sotterranei, mostrando una città sotto la città.
Lasciata alle spalle Bologna ha inizio la pianura: tra alcune donne intonano canti antichi (grazie al coro delle mondine di Bentivoglio) ricordando il lavoro nelle risaie, si staglia solitario un campanile, tutto ciò che rimane della piccola località contadina di Durazzo (nel territorio di Molinella) distrutta dalle alluvioni del fiume.
La foce del Reno nelle valli di Comacchio e presso il lido di Spina porta con sé una storia drammatica, una delle tante che il regista ha incontrato lungo il percorso.
Le località incontrate sono state: Camugnano, Sasso Marconi, Porretta Terme, Suviana frazione di Castel di Casio, Comacchio e Lido di Spina, Bologna, Castel dell'Alpi frazione di San Benedetto Val di Sambro, Riccione, Casalecchio di Reno, Carpi.
L'oro del Reno, l'opera prima di Lorenzo Pullega, è un viaggio attraverso il Reno italiano dalla sorgente in Toscana a Prunetta, frazione di San Marcello Piteglio, fino alla foce, quando il fiume si getta nel mare Adriatico a una manciata di chilometri a nord di Casal Borsetti, nel ravennate, dopo aver percorso 212 km. Nel mezzo un viaggio onirico, tra presente e passato, figure reali e immaginate, racconti, appunti e impressioni.
Il compito di testimoniare il Reno italiano è affidato ad un regista (la voce narrante di Neri Marcorè) da uno strambo circolo locale, e parte da un gruppo giapponesi vestiti da vichinghi che, nel tentativo di omaggiare il grande compositore tedesco Richard Wagner, decidono di percorrere il Reno, ma scelgono quello sbagliato, ovvero l'omonimo fiume che scorre in Italia.
Il tutto parte dalla sala dello Zodiaco di Palazzo Rosso di Bentivoglio (BO), dove un direttore d'orchestra viene interrotto dal regista mentre sta facendo le prove di un concerto.
A Porretta Terme (BO) la macchina da presa si sofferma sul Santuario della Madonna del Ponte, poi una scena onirica mostra alcuni personaggi nello stabilimento termale.
CI si sposta a Vergato (BO) dove, vicino alla stazione, si trova la fontana con un fauno che lo scultore Luigi Ontani ha dedicato al fiume Reno.
Il viaggio prosegue alla volta di Bologna: il registra sosta in via Riva di Reno, così chiamata per il canale di Reno che vi scorre sotto da quando fu coperto nel dopoguerra. Dalla superficie si passa ai sotterranei, mostrando una città sotto la città.
Lasciata alle spalle Bologna ha inizio la pianura: tra alcune donne intonano canti antichi (grazie al coro delle mondine di Bentivoglio) ricordando il lavoro nelle risaie, si staglia solitario un campanile, tutto ciò che rimane della piccola località contadina di Durazzo (nel territorio di Molinella) distrutta dalle alluvioni del fiume.
La foce del Reno nelle valli di Comacchio e presso il lido di Spina porta con sé una storia drammatica, una delle tante che il regista ha incontrato lungo il percorso.
Le località incontrate sono state: Camugnano, Sasso Marconi, Porretta Terme, Suviana frazione di Castel di Casio, Comacchio e Lido di Spina, Bologna, Castel dell'Alpi frazione di San Benedetto Val di Sambro, Riccione, Casalecchio di Reno, Carpi.
Mompracem, Rheingold, Rai Cinema
L’oro del Reno è la storia delle storie che si svolgono intorno a un fiume, il Reno italiano. Il compito di viaggiare e testimoniare i racconti ambientati tra presente e passato lungo le sue sponde spetta a un regista che, incaricato da uno strambo circolo locale di realizzare un documentario, si mette in viaggio dalla sorgente alla foce del fiume, raccogliendo appunti e impressioni. A poco a poco, il piccolo viaggio intorno al fiume della sua infanzia diverrà un cammino onirico ben più vasto nei racconti degli uomini, dove perdersi potrebbe significare ritrovarsi.