Della vecchia Curon è rimasto solo il campanile, che oggi emerge dal lago di Resia. Fa quasi impressione pensare che là sotto ci siano ancora, sommerse, le fondamenta della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. D’inverno, quando il lago gela, è possibile raggiungere il campanile a piedi. Si dice che di tanto in tanto, quando nevica, ancora si sentano suonare le campane: una leggenda affascinante, visto che le campane furono rimosse dalla chiesa prima dell’allagamento. C’è un’altra storia che ha il sentore di leggenda. Me l’ha riferita un certo Tommaso, che ho incontrato in un bar della nuova Curon Venosta. Mi ha detto, ma non so quanto possa esser vero, che mentre stava dipingendo il campanile che emerge dal lago ha scorto una luce nell'acqua. Una misteriosa sirena l'ha afferrato e trascinato giù, in profondità. Sul momento sono scoppiato a ridere. Ma poi...
Anziché annegare, è stato condotto dalla sirena nella vecchia Curon. Me l’ha descritta fin nei minimi particolari: era molto diversa da quella di adesso, che hanno ricostruito poco più in alto, e gli appariva quasi sospesa nel tempo. Mi ha parlato della gente, dei luoghi; pare abbia vissuto là per molto tempo prima di assistere allo sfollamento e all’allagamento.
Molti dei posti che ha descritto sono ormai persi nelle profondità del lago. Alcuni invece sono stati ricostruiti: in particolare i due alberghi, il Traube Post e il Goldener Adler. Vivendo da queste parti non ho mai avuto occasione di dormirci, ma ovviamente oggi saranno diversi da allora. Sarei curioso di starci qualche notte, chissà, magari potrei provare in prima persona alcune delle sensazioni che Tommaso ha condiviso con me. Per lui, la vecchia Curon era diventata quasi una nuova casa.
La Chiesetta di Sant’Anna, invece, è ancora in piedi. Oggi regala una bellissima e suggestiva vista sul lago e sul campanile, e si raggiunge proprio tramite un sentiero che parte dal parcheggio davanti al campanile sommerso. Risale al 1521, ma Tommaso l’ha visitata a ridosso dell’allagamento del paese, quindi verso il 1950. È un luogo ricco di storia: la parete esterna è stata affrescata da Giorgio Martire nel 1600. Un pezzo di Rinascimento che si affaccia sul nostro passato recente: un viaggio nel tempo preso in un’occhiata sola. Tommaso era solito sedersi su una panchina lì vicina a chiacchierare con Ida, la donna che l'aveva accolto a Curon. Nel nuovo cimitero vicino alla chiesetta, tra l’altro, furono trasferite le salme che prima erano poste nel vecchio borgo: il luogo dove hanno vissuto è perso per sempre, ma quello in cui riposano è ancora qua, a guardare il lago dall'alto.
La Chiesa accanto al campanile non ha avuto la stessa fortuna di quella di Sant’Anna ed è stata distrutta e sommersa col resto del borgo. Oggi, la Chiesa Parrocchiale di Santa Caterina ne ha ereditato il nome. Tommaso mi ha raccontato di aver conosciuto il parroco Alfred Rieper, in carica dal 1939, che si batté senza sosta perché il borgo non venisse sommerso. Purtroppo, il tentativo fallì. Il parroco ci ha lasciati nel 1996, ma sulla nuova Chiesa di Santa Caterina c’è una targa che ricorda l’importanza che l’uomo ha avuto per la comunità.
Il racconto di Tommaso è diventato, andando avanti e avvicinandosi all’abbandono del borgo e al suo allagamento, sempre più cupo. Nelle testimonianze di chi allora era ragazzo e oggi ricorda quanto avvenuto emergono memorie amare, l’unica reazione possibile per chi viene costretto a lasciare il posto in cui vive da sempre. Tommaso parla di quei momenti con tristezza e partecipazione. Molte persone hanno dovuto abbandonare le proprie case. Non solo gli abitanti della vecchia Curon, ma anche quelli di una parte di Resia, sulla riva nord del lago. Parte del paese è stata allagata e ricostruita più in alto, come Curon.
Oggi i due centri abitati, accorpati in un unico comune, narrano la medesima storia: per chi sa ascoltare diventano emblema di un passato recente che non può essere ignorato, o nascosto, e che non deve essere dimenticato. Salendo verso la sorgente del fiume Adige, a pochi passi dal confine con l’Austria, quasi a monito di quel periodo si trova anche uno dei nove bunker che Mussolini fece costruire temendo un’invasione tedesca: il Bunker 20. Tra le mura del bunker, oggi adibito a museo, si sente chiaro e distinto lo scroscio d’acqua del vicino Adige.
Qualche giorno fa, spinto da rinnovata curiosità, sono andato a visitare il Museo Alta Val Venosta, allestito all’interno dell’ex municipio di Curon Venosta. Non ci andavo da tempo. Là dentro, tra vecchi attrezzi contadini e oggetti sacri, ho osservato fotografie fatte prima e durante l’inondazione del borgo, nonché alcuni affreschi del pittore locale Antoni Jäger (molto simili ad alcuni che Tommaso mi aveva descritto). Non solo. C’era anche un plastico, un piccolo modellino del paese così com'era in origine. Tutti gli edifici, le loro posizioni, i dettagli, le persone… tutto quello che Tommaso mi ha raccontato.