A Cinecittà si gira la serie Il Nome della Rosa

23-09-2018

Una serie di delitti sconvolge la routine di un monastero benedettino sperduto tra i monti dell’Italia settentrionale negli ultimi giorni di novembre del 1327. È questo il filo conduttore della trama del Nome della Rosa, best seller del compianto Umberto Eco che definire romanzo è riduttivo. Contiene infatti elementi del giallo, storia, ma anche di filosofia, politica e stretta attualità pur essendo ambientato nel buio Medioevo.

Il Nome della Rosa è stato poi un film, diretto nel 1986 da Jean-Jacques Annaud con Sean Connery come protagonista nei panni del monaco francescano ex inquisitore Guglielmo da Baskerville. A quei tempi l’abbazia fu completamente ricostruita dallo scenografo Dante Ferretti in una location a Fiano Romano, nei pressi di Roma, e la biblioteca si ispirava alle torri ottagonali di Castel del Monte in Puglia. Nei pressi del Castello di Rocca Calascio a Campo imperatore, in Abruzzo, furono girate alcune scene di esterni. Gli interni dell’abbazia erano invece quelli del monastero cistercense di Eberbach a Eltville Am Rhein, in Germania.

Oggi il romanzo è oggetto di una trasposizione televisiva internazionale di 8 puntate coprodotta per l’Italia da Rai Fiction, 11 Marzo Film e Palomar che vedremo a primavera. Diretta da Giacomo Battiato, con John Tuturro erede di Sean Connery, ha coinvolto un cast internazionale di oltre 300 attori e più di 3.000 comparse e 200 persone nella troupe per 24 settimane di riprese e un budget di 26 milioni di euro. A Cinecittà, location principale, oltre a 3 teatri di posa, si è usata un’area esterna di 4.000mq, dove è stata ricostruita l’abbazia, con tanto di chiesa, stalle, chiostro, dormitori, fucine, ospedale; ma anche la biblioteca, costruita prima in teatro e poi all’aperto per inscenare l’incendio.

Ma le riprese hanno coinvolto anche diverse località esterne agli studios cinematografici della Capitale. Restando nei dintorni, alcune scene di vita popolare sono state girate nel suggestivo Parco del Tuscolo, nella zona di Monte Porzio Catone, e a Manziana, altro comune della città di Roma.

Le riprese degli esterni hanno poi interessato l’Umbria, in particolare il borgo di Bevagna, tra la Chiesa di San Silvestro e il Mercato Coperto, e il centro di Perugia, dove la cornice medievale di Piazza IV Novembre ha fornito l’ambientazione per il rogo di Pietro da Todi, bruciato per ordine dell’inquisitore.

Altro sfondo memorabile per ricreare le atmosfere del romanzo di Eco è la Maiella, cuore montuoso d’Abruzzo. Alcune riprese esterne hanno inoltre riguardato il Castello medievale di Roccascalegna (location de Il racconto dei racconti di Matteo Garrone), e i paesaggi carichi di mistero delle Gole di Fara San Martino e dell’Eremo di Santo Spirito a Roccamorice