VENEZIA - Un appuntamento organizzato da Anica e SIAE, per guardare alle sfide del futuro, tra innovazione e regolamentazione, con uno spirito antropocentrico, per mantenere la capacità di gestire la tecnica mantenendo sempre al centro l’ingegno umano. È quanto emerso dal panel “Audiovisivo e Intelligenza Artificiale”. A introdurre la giornata è stato Alessandro Usai, presidente ANICA: “Come produttore prima e ora come presidente ANICA mi trovo sempre più spesso sollecitato sull’intelligenza artificiale. Mi rendo conto di conoscere poco gli aspetti tecnici e regolamentari, ma questo è un tema troppo rivoluzionario per non approfondirlo. Abbiamo immaginato Venezia, la casa del cinema, come luogo adatto a riflettere”.
Salvatore Nastasi, Presidente SIAE, ha aperto il suo intervento evidenziando l’importanza del dialogo tra cultura, tecnologia e tutela del diritto d’autore. “La recente approvazione dell’AI Act da parte del Parlamento Europeo rappresenta una pietra miliare: è la prima normativa a dotare l’Unione di un quadro giuridico che governa lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale anche in ambito creativo. Questo traguardo dimostra come il nostro comparto, quando agisce in modo coordinato e propositivo, riesca a esercitare reale influenza sul processo legislativo — ha affermato Nastasi —. Abbiamo lavorato affinché le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie siano accompagnate da regole che salvaguardino la trasparenza, la tutela degli autori e degli editori, e la responsabilità nell’innovazione”.
Il presidente della Commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale cultura e innovazione Federico Mollicone ha richiamato l'urgenza e il dovere di tutelare i creativi perché "l'innovazione deve essere messa al servizio della creatività, non in sua sostituzione. La sfida che ci attende è costruire un ecosistema audiovisivo più equo, competitivo e trasparente, in cui la tecnologia sostenga - ma non sostituisca - l'ingegno umano. L'intelligenza artificiale ci pone davanti a opportunità enormi ma anche a rischi concreti per la tutela della creatività, dei lavoratori e dei diritti fondamentali. Il Parlamento si sta interrogando nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'innovazione nei settori della commissione sul futuro dell'alias digitale".
Di intelligenza artificiale come parte ormai integrante del settore audiovisivo e culturale ha parlato il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni che ha rimarcato la necessità di regole concrete e criteri che consentono di distinguere tra creatività umana e processi algoritmici: “Senza un quadro normativo chiaro i rischi sono enormi nel campo artistico: algoritmi che cancellano opere d’arte, piattaforme che sfruttano creatività senza compensi, squilibri nei rapporti professionali. E c’è un altro punto cruciale: non è solo l’algoritmo a incidere, ma anche chi inserisce i dati e definisce i parametri di funzionamento. È lì che si decide cosa viene mostrato, valorizzato o escluso. La neutralità è un’illusione: i dati riflettono scelte precise e possono determinare distorsioni, censure e manipolazioni”.
Manuela Cacciamani, AD di Cinecittà, ha parlato di utilizzo dell’IA nel rispetto delle persone:"Uno degli obiettivi di Cinecittà è utilizzare l'intelligenza artificiale per migliorare l'offerta dal punto di vista dell'efficienza produttiva, solo esclusivamente per la parte fisica degli Studios e nel rispetto dei lavoratori, che non sono inclusi in questo processo se non a livello di formazione, perché sicuramente quello che contraddistingue l'offerta di Cinecittà è l'intuizione artistica delle persone. Per essere più efficienti possiamo però integrare in alcuni processi l'IA in maniera intelligente. Ad esempio, per l'Archivio Luce potrebbe essere applicata nel velocizzare il processo di ricerca e reperimento materiale tra milioni di immagini e di video, in modo da dare una risposta più efficace ai produttori che ci chiedono di utilizzare l'archivio".
La tecnologia come grammatica nuova del racconto audiovisivo è quanto emerge, poi, dallo showcase di applicazioni pratiche, con esempi concreti di come l’intelligenza artificiale impatti o possa trasformare l’intera filiera audiovisiva. Dalla fase creativa iniziale di pre-produzione, alla produzione, fino alla post-produzione, agli effetti speciali e al marketing: l’IA può influire su ogni passaggio.
Matthieu Lorrain (Google DeepMind) ha sottolineato come, fin dagli albori del cinema, la tecnologia e l’arte abbiano avuto un rapporto strettissimo: "I fratelli Lumière erano ingegneri, non artisti, e ci sono voluti anni perché i filmmaker capissero il linguaggio del nuovo mezzo. Oggi il rapporto tra innovazione tecnologica e artigianato artistico è lo stesso: siamo tecnologi con nuove tecnologie, come i modelli di diffusione in grado di generare immagini, video e suoni". In Google, ha raccontato Lorrain, si lavora con diversi modelli IA: video, immagini, testo e musica. "Ogni modello è uno strumento creativo, come pennelli o colori diversi, che è possibile combinare per dare vita all’arte audiovisiva. Il principio guida è costruire strumenti con l’artista, per l’artista, dialogando costantemente con filmmaker internazionali”. Un esempio concreto è il progetto Ancesta, sviluppato insieme a Darren Aronofsky e alla giovane filmmaker Eliza Actiz. Il progetto combina live action e IA in una produzione ibrida, dimostrando che l’intelligenza artificiale non è un approccio “tutto o niente”: può essere integrata in modo chirurgico per potenziare, senza sostituire, il lavoro umano.
Dave Clark dell'azienda Promise ha parlato di ecosistemi in cui gli agenti AI diventano assistenti di regia, scrittura e produzione: “Il nostro obiettivo è costruire strumenti per l’artista, con l’artista”, ha detto. Sono strumenti che non sostituiscono gli artisti, ma li affiancano: consentono visualizzare diverse versioni di scene, collaborare tra dipartimenti — dai costumi ai VFX — e accelerare pre-produzione e produzione, aiutano nella scrittura dei copioni, nella progettazione di scene e nel coordinamento creativo, senza mai rimpiazzare il ruolo umano. L’IA diventa così un’estensione del filmmaker, una sorta di partner creativo.
Pietro Lafiandra, alla SIC insieme al collettivo HARIEL con un corto generato con l’AI ,The Pørnøgrapher, ha sottolineato come l’uso etico e consapevole di queste tecnologie sia fondamentale, per rispettare sia le maestranze tradizionali che il processo artistico, e ha invitato a considerare l’IA come un partner creativo, capace di ampliare le possibilità espressive del cinema contemporaneo. “Il nostro cortometraggio rappresenta un tentativo di sperimentazione radicale con l’intelligenza artificiale. Non miriamo a sostituire le maestranze tradizionali né a replicare la realtà, ma a creare immagini specifiche dell’IA, anche in bassa definizione, aprendo nuove possibilità estetiche e narrative. L’industria cinematografica ha il dovere di introdurre questi strumenti in modo etico, ma il nostro lavoro punta a esplorare uno spazio creativo totalmente diverso, lontano dalla logica della semplice mimesi".
Giovanni Abitante, regista e docente di AI Filmmaking, ha portato un interessante esempio di uso dell’intelligenza artificiale applicata al documentario per esplorare episodi storici poco conosciuti. Nel suo intervento ha raccontato il progetto basato sui campi di internamento negli Stati Uniti tra il 1940 e il 1945, in cui furono internate circa 200.000 persone americane di origine giapponese. Utilizzando fotografie originali di Dorothea Lange, censurate all’epoca, il lavoro ha permesso di ricreare e dare voce a chi non aveva potuto raccontarsi, combinando ricerca storica e tecnologia. “L’obiettivo non è sostituire l’artista o il documentario tradizionale, ma elevare l’autore, valorizzare il suo lavoro e creare nuove possibilità di narrazione. Questo approccio consente, ad esempio, di realizzare documentari di ricerca o contenuti museali interattivi, offrendo una prospettiva storica più completa e coinvolgente, senza alterare la verità storica, ma arricchendola con strumenti tecnologici innovativi”.