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Accessibilità nell’audiovisivo: inclusione come valore e leva di crescita

07-10-2025 Carmen Diotaiuti Tempo di lettura: 5 minuti

Accessibilità non solo come disponibilità di strumenti tecnologici da mettere in pratica per rendere fruibili i contenuti culturali, ma come percorso e attitudine culturale che deve valorizzare la 'comprensione per tutti' come valore. Di questo di è discusso al MIA- Mercato Internazionale dell’Audivisivo durante il talk And… Action! Accessibility as a Challenge and Opportunity for the Audiovisual Sector, che ha visto alternarsi testimonianze di esperti, analisi delle migliori pratiche e approfondimenti sul nuovo fondo di promozione della Film Commission Sardegna. Un obiettivo frutto di un lavoro corale, fatto da tanti professionisti che devono idealmente intervenire nell’intero processo produttivo, e non solo nella fase di distribuzione del contenuto. 

 L’impegno della Sardegna Film Commission

Ad aprire i lavori Andrea Rocco, direttore generale Fondazione Sardegna Film Commission, che ha rimarcato come il tema dell’accessibilità sia diventato una priorità per la Film Commission: “L’accessibilità è una questione cruciale che intendiamo porre a tutti i livelli, sia nel dialogo con i professionisti della regione, sia nella collaborazione con le altre Film Commission italiane. Dalla recente ricognizione sui bandi emerge infatti che, nonostante la loro crescita numerica e consistenza, il tema dell’accessibilità risulti ancora poco considerato o trattato in maniera frammentaria, anche nei bandi della stessa Sardegna”.

La Film Commission ha quindi ribadito l’urgenza di un impegno condiviso per colmare questo gap e fare dell’accessibilità un principio guida delle future politiche di sostegno al settore. Francesca Melis, production manager di Fondazione Sardegna Film Commission ha posto l’accento sull’evoluzione del lavoro della Film Commission, attiva già da dieci anni sul fronte della sostenibilità ambientale conferma: “Per anni ci siamo occupati soprattutto di sostenibilità ambientale, ma oggi sappiamo che sostenibilità significa anche inclusione sociale ed economica. Non c’è obiettivo sociale più rilevante dell’uguaglianza e del superamento delle barriere, architettoniche e non, per rendere l’esperienza audiovisiva accessibile a tutti e tutte”. Un impegno che parte anche dalla consapevolezza dei ritardi locali: se in Italia il tema è ancora poco presente nei bandi e nei finanziamenti, in Sardegna la situazione è ancor più arretrata. Per questo la Commission ha organizzato nei mesi scorsi due eventi dedicati. La partecipazione da parte degli operatori del settore (produttori, distributori, esercenti) è stata ridotta, segno che è necessario partire dalle basi: sensibilizzazione e formazione.

Accessibilità non solo pratica tecnica ma valore etico

Daniela Trunfio, presidente dell’Associazione + Accessibile Onlus, ha ampliato lo sguardo al concetto stesso di accessibilità, intesa non solo come pratica tecnica ma come principio etico: “Viviamo in una società accelerata, dove è sempre più difficile comprendere e trattenere significati. L’accessibilità non è solo una questione di strumenti tecnologici, ma un valore culturale che riguarda tutti”.

Un tema più attuale che mai, anche alla luce delle difficoltà crescenti nel panorama sociale: aumento degli analfabeti di ritorno, diffusione dei disturbi specifici dell’apprendimento e dell'attenzione come DSA e BSA, uso sempre più rapido e superficiale dei social network, oltre a un pubblico delle sale cinematografiche mediamente anziano, con problemi di vista e di udito. In questo contesto, la sottotitolazione facilitata non è più percepita come un ostacolo, ma come un’opportunità. “Dieci anni fa proporre ai cinema italiani film sottotitolati in italiano sembrava un’idea folle. Oggi invece si apre la strada verso una nuova sigla, la v.a. (versione accessibile), accanto alla v.o. (versione originale)". 

L’accessibilità non va dunque intesa solo come abbattimento di barriere architettoniche o linguistiche, ma come un vero strumento culturale, capace di ampliare il pubblico e creare nuove opportunità di sviluppo. Un cambio di mentalità necessario, che trasforma l’inclusione in una leva di crescita per l’intero settore audiovisivo. A confermarlo anche Mario Mazzetti, della presidenza nazionale ANEC, che ha tracciato un bilancio degli ultimi anni, segnati da un cambio di mentalità e dal supporto delle nuove tecnologie. "Se un tempo la sottotitolazione in italiano era vista con sospetto dagli esercenti, oggi è sempre più accettata, soprattutto dai giovani spettatori abituati alle versioni originali. Strumenti come l’app MovieReading, che consente sottotitoli e audiodescrizioni in tempo reale, mostrano come l’innovazione possa abbattere barriere e ampliare il pubblico. L’accessibilità non è solo un obbligo normativo, ma una vera attitudine culturale. In questo senso la sigla v.a. (versione accessibile) può diventare il simbolo di un cinema che si apre davvero a tutti”.