Come le tecnologie emergenti, dall'intelligenza artificiale ai nuovi strumenti digitali, stanno rimodellando il processo creativo nell'animazione e nelle arti visive? Ne hanno parlato al MIA- Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, in una sessione dedicata al rapporto tra creatività e nuove tecnologie, l’artista e regista Theodor Ushev (Blind Vaysha, The Physics of Sorrow) e l’animatore e illustratore Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ, il cui sito ufficiale afferma esplicitamente che le sue opere e i suoi dati sono “opt-out” per quanto riguarda l’uso nei dataset, sottolineando la sua precisa posizione sul tema.
Ne è emerso un dialogo fitto, a tratti provocatorio, che ha evidenziato tanto le contraddizioni quanto le potenzialità di uno strumento che sta cambiando radicalmente il panorama creativo. Mostrando da un lato il timore per la perdita di controllo sul proprio lavoro, dall’altro la curiosità e la consapevolezza che l’AI, se usata con rispetto, può diventare funzionale e utile alla democratizzazione della produzione audiovisiva.
Theodor Ushev ha aperto il dialogo sottolineando come nella sua carriera ogni film sia nato da una scelta tecnica legata al messaggio che voleva trasmettere:
“Per me la tecnica è sempre connessa al messaggio. Non è mai solo tecnologia: anche quando uso strumenti contemporanei, cerco di farli sembrare pittura digitale, con la loro matericità. Le tecnologie le abbraccio subito, perché mi aiutano a lavorare più in fretta. Con l’AI è successo lo stesso: l’ho sperimentata nel mio ultimo film, “The Wolf”, per piccole parti di animazione, non per il risultato finale. È solo un aiuto tecnico, niente di più”.
L’artista ha raccontato anche il lungo processo di ricerca che precede ogni suo lavoro: studio di epoche artistiche, letture, visite in biblioteca. Per questo l’AI, a suo avviso, è soprattutto “un assistente che fa il lavoro sporco”, un modo per risparmiare tempo nelle fasi più meccaniche, non per sostituire la ricerca personale.
Prendendo la parola, Lorenzo Ceccotti ha dichiarato la sua netta posizione contro lo sfruttamento del lavoro creativo:
“Quando lavori con un modello linguistico o con una rete di diffusione per immagini, in realtà stai lavorando con tantissime persone. Perché l’AI non è neutra: sfrutta una struttura che analizza milioni di opere per estrarne informazioni. È cruciale sapere da dove provengono quei dati. Oggi non lo sappiamo, ed è un problema enorme”.
Per Lorenzo Ceccotti, i risultati ottenuti con l’AI non sono creazioni autonome, ma un riflesso del dataset: “Ogni immagine che ci restituisce l’AI è una specie di infografica che ci mostra cosa c’è dentro il set di dati usato per addestrarla. Se non sappiamo quali opere ci sono, diventa un’infografica decapitata, senza senso. E ci lascia in una condizione di inconsapevolezza sul significato reale delle immagini.”
Ceccotti ha però chiarito di non essere contro la tecnica: “Un artista sarebbe folle a opporsi a una tecnica. Nessuna tecnica in sé fa danno". Ma i modelli di business di alcune aziende sì, perché usano opere d’arte senza consenso, trasformandole in dati. "Quelle non sono semplici informazioni: sono lavori di altri artisti, e meritano rispetto”. E nel ribadir la necessità di stabilire un rapporto trasparente tra artisti e aziende tecnologiche ha sottolineato: “Le compagnie di AI devono imparare a rispettare produttori, distributori e artisti. Solo così questo settore potrà fiorire ed essere una vera opportunità. Ma è altrettanto fondamentale che chi non vuole partecipare venga rispettato. È la condizione necessaria.”
Tra i dubbi sollevati da Ushev nei confronti dello sviluppo di tecniche di AI, l’aspetto morale (“alcuni lavori spariranno e molti modelli sono stati addestrati con opere rubate”) e l’impatto ecologico ("per generare un’immagine inutile si consuma un’enorme quantità di energia"), anche se l’animatore ha sottolineato di non potersi dichiarare contrario in modo assoluto, evidenziando piuttosto la necessità degli artisti di trovate un modo per sfruttare a proprio vantaggio le tecnologie: “Ho già vissuto battaglie simili. Ricordo la guerra sul copyright dei font nei titoli di coda dei film. Abbiamo perso. Gli artisti perdono spesso queste battaglie. Alla fine, resta solo una via: trovare il modo di usare le tecnologie a nostro vantaggio.”
Tra gli esempi d'imiego che riguardano i sui recenti lavori, Ushev racconta di aver addestrato una macchina a disegnare come lui: “Non era perfetta, ma mi aiutava negli in-between dell’animazione”; ma anche di aver utilizzato tecniche di AI in un film dal vivo grazie alle quali ha potuto girare scene impossibili da realizzare senza un alto budget. “Questo tipo di utilizzo permette ai piccoli registi e filmmaker di sopravvivere e di avvicinarsi ai grandi studi. È un riequilibrio importante che restituisce qualcosa di quello che viene preso”.