È una Napoli buia e dolente quella in cui si aggira Ciro, protagonista di Nottefonda interpretato da Francesco Di Leva. Il film, al cinema dall’8 maggio con Luce Cinecittà, è diretto da Giuseppe Miale Di Mauro, autore anche del romanzo da cui è tratta la storia di Ciro e suo figlio Luigi, “La strada degli americani”.
Padre e figlio nella finzione come nella realtà, Francesco Di Leva e Mario Di Leva recitano insieme in Nottefonda aggirandosi in una città notturna in cui le feste natalizie fanno solo da sfondo lontano, sordo e sfocato, mentre il protagonista cerca sollievo da un dolore che sembra insostenibile.
“Ho capito che volevo raccontare Napoli come una città universale dove collocare il mio protagonista e la sua storia umana – dice il regista e cosceneggiatore con Bruno Oliviero e lo stesso Francesco Di Leva - Farlo vagare in una città notturna, piena di gru del porto, di rumori di muletti in azione, di container pronti a partire, di sabbia nera del vulcano e mare grigio d’inverno, di cavalcavia isolati e di strade periferiche e buie. E poi un’auto, quella di Ciro, che le percorre. Sullo sfondo: il Natale che illumina le case degli altri e mette tristezza a chi non ha niente da festeggiare”.
Nottefonda è la storia di Ciro, un uomo distrutto da un lutto inaspettato e privo senso, che ha devastato la sua vita e la sua anima. Ciro vaga di notte, disperato e senza meta, mentre suo figlio Luigi non può fare a meno di seguirlo, nascosto nel sedile posteriore della sua auto, lo accompagna alla ricerca di qualcosa che dia un senso o perlomeno un riscatto al suo dolore incolmabile.
Giuseppe Miale di Mauro parla della Napoli in cui ha scelto di girare Nottefonda: “Abbiamo deciso di girare il film nella zona est di Napoli, periferia est di Napoli, che è quella in cui noi agiamo anche con il nostro teatro, il NEST, a San Giovanni a Teduccio. Insieme a Carmine Guarino, lo scenografo, che è anche uno dei fondatori del NEST, abbiamo scelto queste zone perché crediamo che rappresentino una Napoli meno calda rispetto a come solitamente la si vede rappresentata e che in un certo senso racconta un po' lo stato d'animo anche del personaggio”.
Ispirato dalle atmosfere di Belfast (2021), il film di Kenneth Branagh con cui Miale Di Mauro condivide la stessa passione per il teatro, il regista spiega: “Quello che mi piaceva molto di quel film era l'idea che la città venisse rappresentata attraverso il porto”. E infatti il Porto di Napoli è uno dei luoghi ricorrenti in Nottefonda: “Il porto è un po' come l'aeroporto, sono posti universali. Il Porto di Napoli non poi è così diverso da quello di Genova o di Marsiglia e quindi pensavo che questo tipo di visione potesse rendere questa storia più universale, meno napoletana”.
Un altro luogo ricorrente in Nottefonda è l’ospedale, tuttavia il regista racconta che per le riprese è stato utilizzato un edificio diverso. “Ciro trascorre queste notti alla ricerca della famosa auto che ha mandato fuori strada la vettura di sua moglie, provocandone l'incidente mortale. Ogni notte torna all'ospedale perché pensa che questa auto possa commettere questo genere di crimini in forma seriale e quindi immagina di poter trovare qualche testimonianza in ospedale. In realtà l’ospedale è anche l'ultimo posto in cui Ciro ha visto sua moglie prima che fosse portata via”. L’esterno dell’ospedale è in realtà la facciata dell’Università Federico II di Napoli. “Da un punto di vista logistico, sarebbe stato difficile girare davanti all’ingresso del nuovo Ospedale del Mare, dove avremmo voluto, quindi abbiamo scelto quell’ingresso dell’Università, che è una struttura molto moderna che lo ricorda molto”.