Ciro è un uomo allo sbando e disperato che dopo la perdita della moglie, in un tragico incidente stradale, si ritrova incapace a elaborare il lutto in una Napoli periferica, notturna e dolente, tra strade poco frequentate e spesso illuminate solo dai fanali delle auto, dove si ostina a voler trovare a ogni costo il pirata della strada che l’ha investita e uccisa, di notte. Ogni sera, da un anno, col figlio tredicenne Luigi, cerca la vettura rossa del responsabile dell’incidente mortale. La macchina da presa è fissa con inquadrature strette sui volti dei protagonisti (Francesco e Mario Di Leva, padre e figlio anche nella vita) per catturarne emotività e fragilità, cercando di lasciare fuori ogni spiegazione.
Il film è girato in varie zone di Napoli, soprattutto nella periferia est della città e nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, sede anche del Teatro NEST in cui lavora il regista Giuseppe Miale di Mauro qui al suo esordio al lungometraggio, i cui ponti intervengono nella narrazione alternativamente a coprire e sovrastare i protagonisti oppure a offrire loro la possibilità di una prospettiva differente. Location scelte a tratteggiare una Napoli meno calda di come la si vede solitamente rappresentata, più cupa e tetra, come lo stato d’animo dei personaggi, illuminata solo in alcune sequenze del film come il raro momento di leggerezza in cui Ciro balla su un terrazzo. Anche il Porto di Napoli, luogo di passaggio universale, ricorre spesso a fare da scenario al film: "Ho capito che volevo raccontare Napoli come una città universale dove collocare il mio protagonista e la sua storia umana – ha detto il regista –. Farlo vagare in una città notturna, piena di gru del Porto, di rumori di muletti in azione, di container pronti a partire, di sabbia nera del vulcano e mare grigio d’inverno, di cavalcavia isolati e di strade periferiche e buie. E poi un’auto, quella di Ciro, che le percorre. Sullo sfondo: il Natale che illumina le case degli altri e mette tristezza a chi non ha niente da festeggiare".
Gli esterni dell’ospedale davanti al quale ritorna Ciro durante la sua personale via crucis notturna, con cui ripercorre i momenti cruciali dell'incidente che gli ha portato via la moglie, sono stati girati in realtà nella nuova sede dell'Università Federico II nell'area ex Cirio di San Giovanni a Teduccio; mentre la scena intima e intensa in cui l’amico Rosario (Giuseppe Gaudino) cerca di aiutarlo a ricominciare a vivere offrendogli un lavoro, è stata girata all’esterno di una chiesa a Ponticelli. Oltre che a Napoli, alcune riprese si sono svolte anche nella città di Portici.
Ciro è un uomo allo sbando e disperato che dopo la perdita della moglie, in un tragico incidente stradale, si ritrova incapace a elaborare il lutto in una Napoli periferica, notturna e dolente, tra strade poco frequentate e spesso illuminate solo dai fanali delle auto, dove si ostina a voler trovare a ogni costo il pirata della strada che l’ha investita e uccisa, di notte. Ogni sera, da un anno, col figlio tredicenne Luigi, cerca la vettura rossa del responsabile dell’incidente mortale. La macchina da presa è fissa con inquadrature strette sui volti dei protagonisti (Francesco e Mario Di Leva, padre e figlio anche nella vita) per catturarne emotività e fragilità, cercando di lasciare fuori ogni spiegazione.
Il film è girato in varie zone di Napoli, soprattutto nella periferia est della città e nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, sede anche del Teatro NEST in cui lavora il regista Giuseppe Miale di Mauro qui al suo esordio al lungometraggio, i cui ponti intervengono nella narrazione alternativamente a coprire e sovrastare i protagonisti oppure a offrire loro la possibilità di una prospettiva differente. Location scelte a tratteggiare una Napoli meno calda di come la si vede solitamente rappresentata, più cupa e tetra, come lo stato d’animo dei personaggi, illuminata solo in alcune sequenze del film come il raro momento di leggerezza in cui Ciro balla su un terrazzo. Anche il Porto di Napoli, luogo di passaggio universale, ricorre spesso a fare da scenario al film: "Ho capito che volevo raccontare Napoli come una città universale dove collocare il mio protagonista e la sua storia umana – ha detto il regista –. Farlo vagare in una città notturna, piena di gru del Porto, di rumori di muletti in azione, di container pronti a partire, di sabbia nera del vulcano e mare grigio d’inverno, di cavalcavia isolati e di strade periferiche e buie. E poi un’auto, quella di Ciro, che le percorre. Sullo sfondo: il Natale che illumina le case degli altri e mette tristezza a chi non ha niente da festeggiare".
Gli esterni dell’ospedale davanti al quale ritorna Ciro durante la sua personale via crucis notturna, con cui ripercorre i momenti cruciali dell'incidente che gli ha portato via la moglie, sono stati girati in realtà nella nuova sede dell'Università Federico II nell'area ex Cirio di San Giovanni a Teduccio; mentre la scena intima e intensa in cui l’amico Rosario (Giuseppe Gaudino) cerca di aiutarlo a ricominciare a vivere offrendogli un lavoro, è stata girata all’esterno di una chiesa a Ponticelli. Oltre che a Napoli, alcune riprese si sono svolte anche nella città di Portici.
Mad Entertainment con Rai Cinema in collaborazione con Leocadia
Ciro è un uomo allo sbando dopo la perdita della moglie. Vuole trovare chi l’ha investita e uccisa sulla strada di notte. Ogni notte. In questa ricerca ha perduto sé stesso, il senso del tempo e la possibilità di far vivere una vita normale al figlio Luigi, tredicenne, un ragazzino costretto a crescere in fretta per trattenere il padre dalla discesa negli inferi. Una via crucis dell’elaborazione di un lutto difficile da superare. Ma il loro destino è già scritto, e durante l’ultima “Nottefonda” dovranno affrontarlo.