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Da Montalbano a Sandokan. L'impatto dell'audiovisivo sui territori

02-09-2025 Carmen Diotaiuti Tempo di lettura: 7 minuti

VENEZIA - L’industria audiovisiva, in particolare la serialità televisiva, come potente veicolo di promozione del territorio. È su questo tema che si è concentrato panel "Il cinema e le serie TV per il territorio" all’Italian Pavilion a Venezia. L’incontro ha messo in luce come le location italiane – dai borghi medievali alle coste mediterranee, dalle città d’arte ai paesaggi montani – siano diventate protagoniste a tutti gli effetti nelle narrazioni cinematografiche e televisive. Oltre al valore estetico, ad essere evidenziato l’impatto economico e culturale di queste produzioni sul territorio: turismo, occupazione locale e valorizzazione del patrimonio storico-artistico sono solo alcuni dei benefici diretti. Tanti gli esempi concreti citati, da Un posto al Sole, longeva serie che ha rivitalizzato gli Studi Rai di Napoli con un sistema di lavoro "misto" con le troupe indipendenti e con un format che ha consentito un grande fioritura di talenti locali. In Umbria, Don Matteo della Lux Vide ha portato benefici sull'indotto e sul turismo. Iconico il caso de Il commissario Montalbano prodotto dalla Palomar e tratto dai libri di Camilleri, che ha addirittura ridisegnato culturalmente il territorio.

Alessandro Usai, Presidente ANICA, ha sottolineato come in Italia il rapporto tra cinema, audiovisivo e territorio rappresenti un raro caso di “win-win situation”. “Il nostro territorio costituisce per l’audiovisivo italiano un vantaggio competitivo a livello mondiale – ha spiegato – perché l’audiovisivo è un’industria, a differenza di altri settori culturali meno industriali, e ha la capacità unica di spostarsi da un territorio all’altro”. Usai ha fatto notare come altri settori industriali, come il food o la ceramica, siano legati a distretti storici difficili da trasferire, mentre le produzioni audiovisive possono muoversi con maggiore facilità. Questo ha stimolato una concorrenza virtuosa tra i territori italiani per attrarre set e produzioni. “Basta poco – ha continuato – un incentivo in più, un servizio aggiuntivo, e la produzione può decidere di spostarsi. Per questo è fondamentale mantenere gli incentivi, come il tax credit, perché diventano strumenti di vantaggio competitivo a livello mondiale”.

Il panel ha evidenziato il legame tra produzioni audiovisive e turismo: Paolo del Brocco, AD Rai Cinema ha ricordato come i numeri globali mostrino un settore in crescita, con oltre 67 miliardi di dollari generati nel mondo e circa 300 milioni di persone coinvolte in dieci anni. In Italia, secondo i dati di JFC & Tourism Management, nel 2023 il cineturismo ha prodotto circa 600 milioni di euro con 1,4 milioni di presenze, di cui il 20% straniere. Ha aggiunto come il raddoppio dei visitatori stranieri tra il 2021 e il 2023, passati da 85 mila a 150 mila, dimostri l’impatto crescente di film e serie TV sui flussi turistici. Esempi concreti includono Matera, che dopo alcune produzioni internazionali ha visto un aumento significativo dei visitatori, e Volterra, che ha registrato un +40% di presenze dopo il successo di Twilight nel 2022. Dati che mostrano quanto sia rilevante il cinema, non solo culturalmente, ma anche economicamente, nella capacità di attrarre turisti. “Tuttavia, la trasformazione di una location in vera e propria destinazione turistica richiede coordinamento, strategia e collaborazione tra istituzioni, produzione e comunità locale".

Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ha sottolineato l’importanza per il servizio Pubblico di evolvere per intercettare il pubblico contemporaneo: “Noi dobbiamo andare incontro alla verità, al vero, al contemporaneo, avere altri spettatori, nel mio caso fruitori che possano appassionarsi alle nostre storie. La fiction è una sorta di laboratorio: narrativo, economico e sociale. Questa capacità di fare tutto rappresenta una delle grandi potenzialità del nostro settore”. Nel tracciare esempi concreti Ammirati, ha evidenziato di Montalbano come punto di riferimento nella relazione tra fiction e territorio: “ È stato l’esperimento più grande nel rapporto con il territorio. La Sicilia Montalbano non è solo narrativa, ma un’esperienza culturale completa. Per costruire l’immaginaria Licata, luogo geograficamente fittizio, abbiamo dovuto ricreare la realtà, costruendo un percorso attraverso diversi luoghi della Sicilia insieme ai registi e ai direttori della fotografia. Questa operazione ha avuto un impatto enorme, sia culturale sia turistico, e ha permesso la nascita di musei e di un turismo più consapevole".

Ha aggiunto che la stessa logica è stata applicata alla nuova serie Sandokan: “Con il capo progetto Michelini abbiamo costruito una nuova geografia per la serie, girando in Calabria e a Rieti. Abbiamo ricostruito la flora e adattato le location per creare un mix di realtà e fantasia, un esperimento di narrativa, tecnica e immaginazione. Questo ritorno a girare in Italia ha restituito visibilità al territorio, ha generato lavoro per le maestranze locali e ha rafforzato la capacità produttiva del nostro Paese”.

Chiara Sbarigia, presidente di APA, sottolinea l'orgoglio dell'Associazione dei Produttori dell'audiovisivo nell'aver contribuito, assieme al Servizio Pubblico Radiotelevisivo e ai sindacati, a contrastare la forte delocalizzazione all'estero delle produzioni seriali e allo sviluppo delle Film Commission. "Oggi ogni Regione ha la propria Film Commission, che non si limita a erogare fondi, ma trasferisce anche un know-how fondamentale per la formazione delle professionalità, l'occupazione e la promozione del territorio. In questo contesto, - aggiunge - siamo fiduciosi che il coordinamento tra le diverse Film Commission riesca nel compito di uniformare e semplificare le diverse procedure. La semplificazione è imprescindibile non solo per i produttori nazionali ma anche per gli internazionali”.

Jacopo Chessa, presidente dell’associazione Italian Film Commissions ha poi evidenziato come il vero salto di qualità fatto dalle Film Commission negli ultimi anni non stia soltanto nell’attrarre produzioni grazie alla bellezza dei territori italiani, ma soprattutto nella produzione di immaginario: “Siamo qui a parlare di location molto belle, e sull’Italia non c’è molto da aggiungere. Ma la cosa forte è il lavoro sulla costruzione delle storie, è quello che fa la differenza e che rende i nostri territori esportabili attraverso il cinema e le serie”.