TORINO – La serialità italiana sta vivendo una fase di grande fermento. Tv generalista e piattaforme digitali si incontrano e si contaminano dando vita a progetti sempre più innovativi e sperimentali. Il Direttore di FC Torino Piemonte Paolo Manera, introducendo il panel del Torino Film Industry “Behind the scenes… con Rai Fiction” - focus sulle recenti produzioni seriali Rai - parla di un panorama in cui il cinema, le serie e lo streaming convivono, offrendo un’esperienza sempre più completa. “Punti di confronto dedicati a realtà fondamentali dell’audiovisivo non solo della sala cinematografica ma anche dello schermo domestico, come le serie TV, diventano importanti momenti di sperimentazione”, sottolinea Manera. Il Piemonte emerge come un territorio ideale per la sperimentazione, grazie a centri di produzione eccellenti e location che combinano storia e modernità. "Siamo felici che il Piemonte sia un posto che cerca di essere la casa delle serie tv più innovative", aggiunge .
A raccontare il dietro le quinte del servizio pubblico, Ivan Carlei, vicedirettore Rai Fiction, insieme a Walter Ingrassia, responsabile marketing e promozione. Ne viene fuori una panoramica dell’operato di Rai Fiction in cui il rapporto e la collaborazione con territori e Film Commission è stretto e fondamentale. A partire da Torino, prima sede Rai, location di diverse serie targate Rai Fiction, e, come ha sottolineato Ivan Carlei, città ideale in cui girare perché non dispersiva e con sempre qualche storia da raccontare. L’interesse della Rai per le location si estende naturalmente a tutto lo stivale, soprattutto dal 2012, anno di svolta in cui c’è stato il vero cambiamento di rotta: “Prima c’era la delocalizzazione, si andava a girare all’estero soprattutto per questioni di budget, poi abbiamo iniziato a girare in Italia, e questo ha cambiato anche la percezione del pubblico verso le nostre produzioni”.
Da Napoli ad Aosta, i set diventano parte dei territori e contribuiscono all’economia locale. Per le regioni è importante ospitare produzioni pure perché quello che cambia profondamente è la percezione del pubblico a casa nel vedere le città sullo schermo. “Le produzioni italiane firmate Rai hanno trasformato interi territori, come racconta l’esempio di Montalbano: un territorio poco frequentato che ha visto crescere turismo e interesse grazie al piccolo schermo”.
La collaborazione tra Rai, società di produzione indipendenti e Film Commission è, poi, alla base di un sistema produttivo virtuoso: “Il legame tra l’indipendente e la Rai è indiretto: le società indipendenti diventano autori effettivi del processo produttivo, creando un indotto importante fatto di maestranze e professionalità eccellenti”, rimarca Carlei. Questo modello non solo rafforza le produzioni locali, ma permette alla Rai di svolgere un ruolo culturale e sociale, consolidando il suo rapporto con il pubblico.
Tra gli esempi analizzati, la serie in diverse stagioni “Cuori”, fiction Rai che racconta la vita privata e professionale di un gruppo di medici pionieri della cardiochirurgia: La "via italiana al medical drama", giunta alla terza stagione e girata principalmente a Torino. Un prodotto che si contraddistingue per una forte attenzione ai dettagli storici, a partire dagli strumenti di scena utilizzati che, rivelano, sono proprio quelli originali. “Ciò che colpisce è la precisione nella ricostruzione degli anni ritratti, non solo nei costumi, ma anche negli ambienti, nei macchinari e nelle pratiche mediche dell’epoca”.
La produzione ha combinato rigore storico e scenografie accurate, utilizzando ogni elemento disponibile per rendere autentico il contesto. La cura dei dettagli sul set, dall’allestimento dei luoghi alle fasi iniziali della lavorazione, ha permesso di creare un risultato altamente realistico. Professionisti delle scenografie e dei costumi hanno lavorato con grande attenzione, rendendo ogni scena coerente e immersiva.
Anche le pratiche di lancio dei prodotti Rai riflettono l’attenzione dell’azienda per la comunicazione territoriale e il coinvolgimento diretto degli spettatori. “La Rai è di tutti e deve arrivare a tui. “Parlare in maniera massiva significa anche raggiungere il territorio: festival, attività stampa e iniziative locali diventano strumenti per entrare in contatto con il pubblico”. La volontà è quella di valorizzare la partecipazione attiva: il pubblico diventa parte integrante della storia, sia come spettatore che come interlocutore. “Il grande regalo del pubblico è la partecipazione attiva, che restituisce valore a tutto il territorio.”
Grande attenzione da parte delle produzioni Rai ai temi della sostenibilità e dell’inclusione. “Le serie non hanno sempre titoli dedicati alla sostenibilità ambientale, ma tutti i prodotti, in qualche modo, affrontano temi legati all’ambiente e alla società. “Non si tratta solo di titoli specifici: anche all’interno di episodi di serie lunghe troviamo spazio per parlare di sostenibilità”, spiega Carlei, citando esempi come Un passo dal cielo e altre produzioni che trattano tematiche ambientali legate a acqua, aria e ambiente. Anche l’inclusione è un tema centrale, ma gestito con naturalezza. “Non sono favorevole a imporre regole su come deve entrare l’inclusività nelle storie: deve essere spontanea, perché solo così si trasferisce al pubblico senza forzature. L’obiettivo è essere inclusivi senza limitare la creatività.”
Il rapporto con il pubblico si misura anche attraverso il co-viewing, ovvero la visione condivisa in famiglia. Serie come Blanca e Un professore hanno dimostrato come il pubblico giovane interagisca attivamente con i contenuti. “Quando il pubblico guarda insieme, nascono domande e riflessioni. Non è solo il fatto di vedere, ma di condividere l’esperienza”, racconta Ingrassia.
Le piattaforme digitali amplificano questo fenomeno: Blanca ha raggiunto 5 milioni di views su RaiPlay, dimostrando il successo delle serie in modalità streaming. Il coinvolgimento trasversale tra televisione tradizionale e digitale rappresenta oggi una delle chiavi per costruire narrazioni di qualità e vicine al pubblico.