Il Maxiprocesso di Palermo fu uno dei procedimenti penali per crimini di mafia più grandi e importanti della storia della Repubblica italiana, il primo grado si svolse dal 10 febbraio 1986 al 16 dicembre 1987. La regista Fiorella Infascelli (già autrice di Era d’estate, 2016) ritorna su quei giorni con La camera di consiglio, interpretato da Sergio Rubini e Massimo Popolizio nei panni rispettivamente del Presidente della giuria e del Giudice a latere che presiedettero alla sentenza in quei giorni. Dopo la presentazione alla Festa del Cinema del Cinema di Roma 2025 nella sezione Freestyle, il film, interamente girato negli studi di Cinecittà, è al cinema dal 20 novembre con Notorius Pictures.
La camera di consiglio che, dopo 349 udienze, chiuse la sentenza in primo grado del Maxiprocesso di Palermo fu la più lunga che la storia giudiziaria ricordi: 36 giorni, durante i quali la Corte visse totalmente isolata dal mondo, lavorando a tempo pieno su centinaia di carte giudiziarie, deposizioni e arringhe.
Il film La camera di consiglio, scritto dalla regista Infascelli e Mimmo Rafele con la collaborazione di Francesco La Licata e la consulenza di Pietro Grasso (giudice a latere del Maxiprocesso), racconta la camera di consiglio più lunga della storia giudiziaria italiana, in cui 8 giurati, blindati in un appartamento-bunker nel carcere dell’Ucciardone, dovettero decidere condanne e assoluzioni per i 470 imputati del Maxiprocesso di Palermo. Per la prima volta lo Stato riuscì a infliggere una condanna collettiva a Cosa Nostra, riconoscendo l’esistenza dell’organizzazione mafiosa come struttura unitaria.
Al centro del racconto ci sono i personaggi del Presidente della giuria (Sergio Rubini) e del Giudice a latere (Massimo Popolizio), affiancati da Betti Pedrazzi, Roberta Rigano, Anna Della Rosa, Stefania Blandeburgo, Rosario Lisma e con Claudio Bigagli.
Girato interamente in interni, La Camera di Consiglio, prodotto da Armosia e Master Five Cinematografica con Rai Cinema, adotta un’impostazione scenica teatrale, che restituisce la tensione e l’isolamento di quei giorni. Il bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, in cui gli otto giurati restarono chiusi per 36 giorni, è stato interamente ricostruito negli studi di Cinecittà.
Il film si avvale inoltre dell’utilizzo di materiali di repertorio che favorisce la collocazione delle vicende dei giurati dentro un quadro storico e civile più ampio e che offre l’occasione per riflettere, oltre che sul dato storico relativo alla mafia, anche sul concetto stesso di legalità e giustizia e sull’esperienza umana e civile di chi fu chiamato a decidere il destino di centinaia di imputati, in una delle prove più alte e drammatiche della democrazia italiana.