TORINO - Torino Film Industry 2025 ospita per la prima volta in Italia Stage 32, la piattaforma globale che collega professionisti e creativi del cinema in tutto il mondo. In un panel ricco di spunti, Richard Botto, fondatore e AD, insieme ad Amanda Toney, managing director, ne hanno illustrato evoluzione e opportunità concrete offerte ai membri, tra networking, formazione e marketplace internazionale. Nell'incontro, moderato dalla direttrice del MIA Gaia Tridente, discussa anche una visione sulle traiettorie future dell’industria globale: un sistema che richiede competenze nuove e una partecipazione più consapevole da parte dei professionisti. Durante l'appuntamento è stato sottolineato come la filosofia del progetto - un mix di visione, azione concreta e approccio collaborativo - si integri perfettamente con lo spirito di Torino Film Industry, storicamente orientato a favorire dialogo e connessioni tra mercati, istituzioni e creativi.
Definita da Forbes “Linkedin of the Global Entertainment Industry”, Stage 32 è stata fondata nel 2011 con un obiettivo preciso: avere a disposizione uno strumento per fare networking 24 ore su 24, 365 giorni l'anno. Richard Botto nel ripercorre le origini della piattaforma racconta: “Provengo da un percorso di attore, sceneggiatore e produttore e ho capito che il cinema è l’industria più comunitaria che esista: si basa interamente sulle relazioni.” Botto sottolinea come la crescita professionale e la costruzione di relazioni siano da considerarsi un processo quotidiano: “Passo un’ora al giorno su Stage 32. Tutti i progetti che ho prodotto, tutto ciò che ho venduto come sceneggiatore e tutti i ruoli che ho ottenuto come attore, sono arrivati grazie a relazioni nate su questa piattaforma. È la community più vibrante e amichevole che possiate immaginare: non è Twitter, non è Reddit, non ci sono troll né attacchi. È una comunità gentile, riflessiva, energica e ricca di talenti. Non permettiamo spam né alcun tipo di abuso. È una piattaforma per persone del settore che prendono seriamente il lavoro, e che credono nel supporto reciproco".
Alla base del progetto tre pilastri: community, formazione e marketplace, come illustrato da Amanda Toney: “La community è il cuore di Stage 32. Il profilo personale funziona come un LinkedIn creativo: demo reel, progetti in sviluppo, crediti, certificazioni, casting e job posting gratuiti. Ma soprattutto un luogo dove essere visti.” Oggi la piattaforma conta oltre 1,3 milioni di membri in 185 Paesi, una rete che consente un confronto quotidiano con professionisti di ogni comparto. Ci sono anche spazi di confronto, le lounge, uno spazio di discussione settoriale – dalla recitazione alla regia, dalla cinematografia allo sviluppo, fino agli aspetti legali e finanziari – curate in modo da mantenere un ambiente “sempre positivo, costruttivo e collaborativo”.
Fondamentale l’aggiornamento continuo. La piattaforma offre più di 3mila ore di formazione, tra webinar, corsi avanzati, workshop e laboratori. "Siamo partner formativi di Cannes Film Festival, American Film Market, Netflix, Bloomberg, Canon e una rete di oltre 50 film commission internazionali". Toney evidenzia: “La formazione è un vantaggio competitivo. Capire come funzionano la distribuzione, i fondi, gli incentivi o il mercato delle coproduzioni significa avere strumenti reali con cui orientare la propria carriera”.
Particolarmente rilevanti sono le certificazioni professionali, rivolte ai vari ruoli del mercato cine-audiovisivo, dal coordinatore di produzione, al location manager, all'assistente di produzione. E una volta formato il talento viene creato l'incontro con l'industria: “Chi ottiene le certificazioni entra nel nostro database globale. Produzioni, film commission, piattaforme possono consultarlo e contattare direttamente i professionisti certificati”, ha specificato Amanda Toney.
Uno dei punti centrali della visione di Stage 32 è legato alla necessità di comprendere il funzionamento del mercato globale. “Scrivere una sceneggiatura è qualcosa che magari non cambia per decenni - ha detto Botto - mentre quello che cambia continuamente è la modalità di entrare nel mercato, il come posizionarsi e come stringere accordi internazionali. Per questo abbiamo una quantità enorme di corsi dedicati alle competenze artistiche, ma riteniamo fondamentale che i creativi sappiano come muoversi nel mercato. Ecco perchè offriamo così tanta formazione orientata al business, che abbia un impatto reale sulla carriera”. Lo scenario delineato è quello di un’industria sempre più internazionale, in espansione, con opportunità crescenti che vanno oltre il sistema tradizionale, nella quale i creativi hanno accesso a strumenti fino a pochi anni fa impensabili.
Molti creativi, ha sottolineato, commettono l’errore di pensare che la qualità artistica basti: “Se faccio un buon film, verranno a cercarmi”. Ma oggi la differenza non la fa solo il talento: la fa la capacità di navigare il mercato, costruire relazioni, entrare nei flussi internazionali e comprendere le dinamiche dell’industria. È in questo contesto che Stage 32 ha investito in modo massiccio in corsi dedicati al business: distribuzione, finanziamenti, strategie internazionali, opportunità nei singoli territori, accesso ai mercati globali. Una scelta che si basa su un cambiamento strutturale: piattaforme come Netflix, originariamente focalizzate quasi solo su contenuti americani, oggi programmano negli USA un catalogo quasi 50/50 tra prodotti statunitensi e internazionali. Il pubblico globale — soprattutto quello americano — consuma sempre più contenuti provenienti dal resto del mondo.
Botto osserva: “C’è un grande pessimismo nei media americani sul futuro degli studios di Los Angeles, ma per noi non è così: il mondo si è aperto completamente. Le opportunità sono illimitate. Gli investimenti in studi e infrastrutture in Europa, Asia, Medio Oriente e America Latina stanno esplodendo, così come gli incentivi fiscali.” Un ruolo decisivo è svolto anche dalle piattaforme streaming: “Oggi esistono più canali distributivi che mai. Se comprendete ciò che accade a livello globale, le vostre possibilità diventano infinite.”
Secondo Toney, si sta osservando pure una nuova vitalità del settore indipendente: “Stiamo assistendo a una rinascita del cinema indipendente. Non necessariamente in sala, ma sicuramente nelle piattaforme. Molti dei film che performano meglio al botteghino sono produzioni indipendenti medio-piccole. E il contenuto in lingua locale sta entrando in una vera golden age.” Le coproduzioni internazionali stanno diventando più innovative: “I finanziatori sono più creativi, grazie a incentivi più generosi,” spiega Toney. “E vediamo pacchetti di produzione sempre più articolati, capaci di sfruttare al meglio investimenti e territori.”
Uno degli aspetti più pragmatici del panel riguarda i suggerimenti per un networking efficace, sia online che offline. Botto introduce la sua ‘regola del tre’: “Offrite o fate domande tre volte prima di chiedere qualcosa per voi stessi. È naturale: se incontrate qualcuno e gli chiedete del suo progetto, dopo un po’ vi chiederà del vostro. Online funziona allo stesso modo.” La maggior parte degli errori, secondo Botto, deriva da un uso improprio degli spazi digitali: “Molti entrano in una conversazione e subito promuovono il loro progetto. Ma non lo farebbero mai dal vivo: non si interrompe un gruppo di dieci persone dicendo ‘lasciate che vi parli del mio film’. Eppure, online succede continuamente.”
Sulle dinamiche relazionali, Botto insiste su un principio semplice: “Ricordate che chiunque incontriate è un essere umano. Perfino l'AD di uno Studio deve rispondere a qualcuno: a Wall Street, agli investitori. Se lo trattate con normalità, il dialogo nasce molto più facilmente.”