Tratto dal romando omonimo di Matteo Righetto, La pelle dell’orso, opera prima di Marco Segato, è ambientato in un piccolo paese nel cuore delle Dolomiti bellunesi negli anni Cinquanta e racconta una storia di riavvicinamento tra un padre e suo figlio.
Pietro (Marco Paolini), ha cinquant’anni ma sembra più vecchio, consumato com’è dalla solitudine e dal vino; per vivere lavora nella cava alle dipendenze di Toni Crepaz, un impresario senza scrupoli. Il rapporto con suo figlio Domenico (Leonardo Mason) è aspro e difficile, i lunghi silenzi li hanno trasformati in due estranei.
Da qualche tempo la tranquillità del luogo in cui vivono è messa a dura prova dalla presenza nella valle di un orso feroce che uccide e incute un terrore superstizioso: “el diàol”, il diavolo, lo chiamano i vecchi. Una sera all’osteria in uno scatto d’orgoglio, Pietro sfida Crepaz e dichiara che sarà lui ad ammazzare l’orso in cambio di denaro. Il giorno seguente, all’alba, Pietro s’incammina; Domenico decide di seguirlo. Padre e figlio si immergono nei boschi, sempre più a fondo, fino ad esserne inevitabilmente trasformati. A poco a poco si riavvicinano e il muro che li separava si sgretola nell’immensità della natura.
Sebbene la storia sia ambientata a Colle Santa Lucia, il film è stato girato principalmente in Val di Zoldo tra tra maggio e luglio 2015, per 7 settimane, in particolare nella frazione di Fornesighe. Tra i luoghi delle riprese anche il bosco di Sottorogno, il laghetto del Vach, la Val Pramper, il villaggio La Veda, Venas di Cadore. Le riprese hanno coinvolto anche il vicino comune di Erto e Crasso (Val Zemola), sforando in Friuli Venezia Giulia.
Tratto dal romando omonimo di Matteo Righetto, La pelle dell’orso, opera prima di Marco Segato, è ambientato in un piccolo paese nel cuore delle Dolomiti bellunesi negli anni Cinquanta e racconta una storia di riavvicinamento tra un padre e suo figlio.
Pietro (Marco Paolini), ha cinquant’anni ma sembra più vecchio, consumato com’è dalla solitudine e dal vino; per vivere lavora nella cava alle dipendenze di Toni Crepaz, un impresario senza scrupoli. Il rapporto con suo figlio Domenico (Leonardo Mason) è aspro e difficile, i lunghi silenzi li hanno trasformati in due estranei.
Da qualche tempo la tranquillità del luogo in cui vivono è messa a dura prova dalla presenza nella valle di un orso feroce che uccide e incute un terrore superstizioso: “el diàol”, il diavolo, lo chiamano i vecchi. Una sera all’osteria in uno scatto d’orgoglio, Pietro sfida Crepaz e dichiara che sarà lui ad ammazzare l’orso in cambio di denaro. Il giorno seguente, all’alba, Pietro s’incammina; Domenico decide di seguirlo. Padre e figlio si immergono nei boschi, sempre più a fondo, fino ad esserne inevitabilmente trasformati. A poco a poco si riavvicinano e il muro che li separava si sgretola nell’immensità della natura.
Sebbene la storia sia ambientata a Colle Santa Lucia, il film è stato girato principalmente in Val di Zoldo tra tra maggio e luglio 2015, per 7 settimane, in particolare nella frazione di Fornesighe. Tra i luoghi delle riprese anche il bosco di Sottorogno, il laghetto del Vach, la Val Pramper, il villaggio La Veda, Venas di Cadore. Le riprese hanno coinvolto anche il vicino comune di Erto e Crasso (Val Zemola), sforando in Friuli Venezia Giulia.
Festival Annecy Cinéma Italien, 2016: Grand Prix Fiction - Prix Cicae - Prix Annecy Cinéma Haute-Savoie (Prix remis par le Conseil départemental) 12èmes Rencontres du cinéma italien de Toulouse, 2016: Prix du public
Anni ’50. In un piccolo paese nel cuore delle Dolomiti vivono Domenico e suo padre Pietro. Il rapporto tra padre e figlio è aspro e difficile, i lunghi silenzi li hanno trasformati in due estranei. Da qualche tempo la tranquillità del posto è messa a dura prova dalla presenza nella valle di un orso feroce. Una sera all’osteria Pietro dichiara che sarà lui ad ammazzare l’orso in cambio di denaro. Il giorno seguente, all’alba, si incammina seguito dal figlio. Man mano che si immergono nei boschi, padre e figlio si riavvicinano e il muro che li separava si sgretola nell’immensità della natura.