Ad Aosta Rocco Schiavone non sta bene. I suoi amici, praticamente la sua famiglia, sono a Roma, dove c’è il sole e fa caldo. Invece lassù, in mezzo alle montagne, il clima è sempre grigio, piove e nevica, anche se lui si ostina a voler indossare un loden verde e un paio di Clarks perennemente bagnate. È come se il clima riflettesse lo stato d’animo del vicequestore e gli rendesse ostico questo territorio che in realtà è bellissimo e, a modo suo, caloroso. Le brevi incursioni nella capitale non riescono a colmare un disagio che ha un’origine più profonda. Ci viene svelata episodio dopo episodio, negli unici due rifugi in cui Schiavone si concede di raffrontarsi con la sua “coscienza”: il proprio appartamento, gli esterni sono quelli del seicentesco Palazzo Ansermin, e il Teatro Romano. Altra postazione nei momenti di relax è il tavolino di uno storico caffè sotto il porticato del municipio in Piazza Chanoux.
Nello svolgersi delle trame dei vari episodi conosciamo altri luoghi della città e della Valle, tra efferati crimini e brillanti risoluzioni. L’assassinio di un uomo conduce Schiavone lungo "La pista nera", a Champoluc nella Val d’Ayas. Un apparente suicidio ci fa conoscere il chiostro della Collegiata di Sant’Orso, ad Aosta, dove il vicequestore ha un incontro chiarificatore con l’assassino di turno davanti agli occhi del suo padre spirituale. Uno dei due casi del terzo episodio ha origine presso il monumentale cimitero di Sant’Orso, l’altro tra una spedizione di architetti che ha deciso di scalare la vetta del Polluce, oltre 4.000 metri, sul Massiccio del Monte Rosa. Il Criptoportico Forense è luogo di aggiornamento con colleghi e superiori.
Vediamo Schiavone, nel bel mezzo di una delicata indagine sul rapimento di una ragazzina, prendere la telecabina che da Aosta conduce direttamente a Pila, località sciistica del comune di Gressan, dove gli amici romani sono in vacanza.
Ad Aosta Rocco Schiavone non sta bene. I suoi amici, praticamente la sua famiglia, sono a Roma, dove c’è il sole e fa caldo. Invece lassù, in mezzo alle montagne, il clima è sempre grigio, piove e nevica, anche se lui si ostina a voler indossare un loden verde e un paio di Clarks perennemente bagnate. È come se il clima riflettesse lo stato d’animo del vicequestore e gli rendesse ostico questo territorio che in realtà è bellissimo e, a modo suo, caloroso. Le brevi incursioni nella capitale non riescono a colmare un disagio che ha un’origine più profonda. Ci viene svelata episodio dopo episodio, negli unici due rifugi in cui Schiavone si concede di raffrontarsi con la sua “coscienza”: il proprio appartamento, gli esterni sono quelli del seicentesco Palazzo Ansermin, e il Teatro Romano. Altra postazione nei momenti di relax è il tavolino di uno storico caffè sotto il porticato del municipio in Piazza Chanoux.
Nello svolgersi delle trame dei vari episodi conosciamo altri luoghi della città e della Valle, tra efferati crimini e brillanti risoluzioni. L’assassinio di un uomo conduce Schiavone lungo "La pista nera", a Champoluc nella Val d’Ayas. Un apparente suicidio ci fa conoscere il chiostro della Collegiata di Sant’Orso, ad Aosta, dove il vicequestore ha un incontro chiarificatore con l’assassino di turno davanti agli occhi del suo padre spirituale. Uno dei due casi del terzo episodio ha origine presso il monumentale cimitero di Sant’Orso, l’altro tra una spedizione di architetti che ha deciso di scalare la vetta del Polluce, oltre 4.000 metri, sul Massiccio del Monte Rosa. Il Criptoportico Forense è luogo di aggiornamento con colleghi e superiori.
Vediamo Schiavone, nel bel mezzo di una delicata indagine sul rapimento di una ragazzina, prendere la telecabina che da Aosta conduce direttamente a Pila, località sciistica del comune di Gressan, dove gli amici romani sono in vacanza.
Cross Production, Rai Fiction
Rocco Schiavone è un vicequestore in forza alla Polizia di Stato trasferito ad Aosta per motivi disciplinari il cui grande talento contrasta con i suoi modi burberi e i metodi poco ortodossi.