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‘Fuochi d’artificio’, i paesaggi che raccontano i sentimenti secondo la sceneggiatrice Marianna Cappi

15-04-2025 Vania Amitrano Tempo di lettura: 4 minuti

Tratta dal romanzo di Andrea Bouchard (edito da Adriano Salani Editore ), la serie in sei episodi Fuochi d’artificio, in onda il 15, 22 e 25 aprile in prima serata su Rai 1, si sviluppa interamente tra valli, boschi e rilievi delle Alpi piemontesi. Susanna Nicchiarelli dirige e scrive con Marianna Cappi e la collaborazione dello stesso Bouchard un racconto di formazione che ha il sapore della fiaba, ma il realismo e la durezza di una storia di guerra fatta per emozionare e soprattutto ricordare un periodo storico di grande rilievo per il Paese: la Resistenza.

Leggendo ‘Fuochi d’Artificio’ abbiamo pensato subito che il libro si prestasse bene a un progetto di serializzazione, perché è un racconto d’avventura con diversi colpi di scena, un forte crescendo emotivo e uno sfondo storico  importante. Ci sembrava inoltre che andasse a riempire un vuoto, in quanto non c’erano racconti cinematografici sulla Resistenza che parlassero anche ad un pubblico di giovanissimi. Inoltre ci piaceva il tono del libro, leggero ma non superficiale, attento alla vita interiore dei personaggi, in un momento di crescita e di formazione della loro identità”, racconta la sceneggiatrice Marianna Cappi.

Fuochi d’artificio è la storia di Marta, una ragazza di dodici anni, ansiosa di crescere che custodisce il sogno lontano di vivere in un mondo senza armi. Ma è il ’44, la Seconda guerra mondiale sembra avviarsi verso un epilogo ancora incerto e Marta è costretta a vivere lontana dai genitori in un piccolo paese di montagna con i suoi nonni paterni e il fratello Davide di tredici anni. Suo padre è in città per lavorare e, di nascosto, continuare la sua battaglia contro il regime fascista, mentre sua madre si è dovuta rifugiare in Svizzera e suo fratello maggiore Vittorio si è unito alle truppe della Resistenza che lotta contro l’occupazione nazista.  

La sceneggiatrice Marianna Cappi descrive così i luoghi in cui è ambientata Fuochi d’artificio: “Lontana da casa (che si trova a Torino) e dai genitori, Marta ha il conforto di trovarsi con i nonni e gli amici più cari in un posto che ha sempre amato e che conosce così bene che può orientarcisi al buio. I boschi, la presenza dei lupi, la figura di Marcella, la donna che vive sola in un alpeggio di alta montagna e che ospiterà le ragazzine in un momento drammatico della storia, sono tutti elementi che contribuiscono alla creazione di un’atmosfera fiabesca e avventurosa, tipica del racconto per ragazzi”.

Marta e Davide, sebbene ancora piccoli, non riescono proprio a stare a guardare la guerra senza fare nulla, cominciano allora di nascosto a collaborare con la Resistenza. E quello che inizialmente sembrava quasi solo un gioco, un’avventura da ragazzi, presto si trasforma in un impegno serio che li vede coinvolti, insieme ai loro amici Sara e Marco, in una sfida forse più grande di loro immersa nel verde, affascinante ma spesso impervio, delle Alpi da un piccolo paese di montagna all’altro.

 “L’ambientazione è uno dei punti di forza del racconto – spiega ancora Cappi - Non solo le montagne sono il luogo simbolo della Resistenza, perché a ‘prendere la via dei monti’ erano appunto i ribelli, coloro che decidevano di lottare per la causa antifascista e dunque dovevano nascondersi, ma nel caso della giovanissima Marta, la protagonista della serie, sono anche un luogo del cuore. Spesso, la bellezza dei paesaggi, magari faticosamente raggiunti, o il contatto con la natura, per esempio dopo uno scampato pericolo, hanno una funzione prettamente cinematografica, e cioè quella di raccontare con le immagini i sentimenti dei personaggi”.

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