Nella serie tv Il Gattopardo, le location storiche non si limitano ai monumenti, alle chiese e ai monasteri descritti nella prima parte di questo approfondimento che, come sempre per questa rubrica, unisce arte e cinema.
E così, per rappresentare Villa Salina, residenza della famiglia del principe Fabrizio Corbera (Kim Rossi Stuart) e pertanto uno dei centri focali del racconto, è stata scelta la settecentesca Villa Valguarnera a Bagheria, negli ultimi anni protagonista anche per L'arte della gioia di Valeria Golino e per La dea fortuna di Ferzan Ozpetek (2019).
Alla scenografica struttura con ali laterali che fanno da esedra al corpo centrale arretrato, fa da contraltare l’interno, girato a Palazzo Comitini, oggi sede istituzionale della Città Metropolitana di Palermo. L’edificio tardo barocco, voluto da Michele Gravina y Cruillas, principe di Comitini, venne realizzato tra 1768 e 1771 ed è situato ancora nel centro storico della città, proprio a via Maqueda 100, a un passo dalla Fontana Pretoria e dai Quattro Canti di cui avete già letto la settimana scorsa.
La fastosa Sala Martorana – in questo caso in omaggio al pittore palermitano Gioacchino Martorana che la decorò a partire dal 1770 – è più volte teatro delle scene della serie. I suoi quindici specchi, i due monumentali lampadari di Murano e il bellissimo pavimento maiolicato di matrice napoletana, opera degli Attanasio, la rendono un totale trionfo di sacro e profano, e a dimostrarlo, al di là del ritratto a figura intera del committente Michele Gravina y Cruillas, ci sono dodici sovrapporte dipinti con storie bibliche e mitologiche: opere seicentesche riadattate, realizzate dalle botteghe di Pietro Novelli, Mattia Preti, Nicolas Regnier, Massimo Stanzione, Matthias Stomer.
La zona iconograficamente più interessante, però, è nel soffitto, su cui la regia si sofferma già nella prima puntata, dove gli ovali dipinti rappresentano uno sfondato barocco in piena regola. Agli angoli le Virtù cardinali appaiono sedute sulle nuvole, mentre al centro la Verità è alla guida di un carro trainato da amorini circondato da angeli tubicini, che danno voce al suono delle trombe attraverso cartigli che recitano il «vero piacer trionfa» e «delle torbide voglie la stragge al vero piacer forma il trionfo». Chi ha detto che la pittura debba essere muta?
Tra le varie stanze di Villa Salina, quella con il camino, in cui i membri della famiglia sgranano il rosario nella prima puntata e in seguito, tra l’altro, si vestirà a lutto per i funerali di Paolo Salina, è in realtà una delle sale di Villa Aldobrandini a Frascati. Sopra il camino si intravede lo stemma con le sei stelle a otto raggi divise dalla banda merlata di Pietro, cardinal nepote di Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605), e attorno l’affresco che la finzione scenica ci mostra utilizzando l’espediente di una soggettiva di Concetta appena tornata dal convento, che guarda il soggetto…
I dipinti sono quelli di Giuseppe Valeriani (1708 ca./ 1761), autore anche della Dea Roma in Villa Parisi a Monte Porzio Catone che vediamo in una bella foto di scena che immortala Concetta/Benedetta Porcaroli davanti all’affresco.
L’immaginario paese di Donnafugata, così centrale nel romanzo poiché luogo della residenza estiva della famiglia dei principi di Salina, nella serie è costituito da diversi siti.
Il centro del villaggio, per esempio, è rappresentato da piazza Duomo a Siracusa, situata nella parte alta dell’isola di Ortigia e ricostruita in forme barocche dopo il drammatico terremoto del 1693. Oltre la cattedrale della Natività di Maria Santissima, nel cui interno restano le colonne dell’antico tempio di Atena, in piazza è completata da Palazzo Beneventano del Bosco, Palazzo Vermexio e dalla chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Altro ambiente che si ripete è la cappella di Donnafugata, forse ancora una volta presa in prestito da un ambiente di Villa Parisi, nel 1741 decorato da arazzi realizzati su disegni di monsignor Sergardi, in occasione della visita di papa Benedetto XIV Lambertini (1740-58).
Per il Gran Ballo, il più importante della storia, quello che nel romanzo si svolge nel sesto capitolo in Palazzo Ponteleone e durante il quale don Fabrizio e Angelica danzano sotto gli occhi di tutti gli astanti, si è scelto il Salone delle Feste del Grand Hotel Plaza di Roma. Stavolta sì, è impossibile non pensare alla magnificenza di quello girato da Luchino Visconti con Burt Lancaster e Claudia Cardinale e che, ironia della sorte, è girato nel Palazzo Valguarnera-Gangi, la residenza palermitana dei Valguarnera.
Il grande edificio romano, invece, nato come Palazzo Lozzano tra 1834 e 1837 e progettato da Antonio Sarti, fu trasformato per la nuova funzione dallo stesso architetto bolognese tra 1862 e 1864. Per la serie, l’enorme ambiente all’interno dell’albergo di lusso di via del Corso 126, con i suoi 309 metri quadri e un portico con trabeazione sorretta da pilastri e colonne binate, è perfetto per conferire eleganza a una sequenza iconica. Senza dimenticare, poi, che proprio lì solitamente è collocato il pianoforte di Pietro Mascagni, che visse al Plaza dal 1927 al 1945.
Ma Il Gattopardo, oltre che a Palermo, nelle ultime puntate, sposta parte della sua vicenda a Torino, a cui sarà dedicata l'ultima parte di questo contributo la prossima settimana...
Leggi le altre parti di questo approfondimento:
1. La Palermo reale e riambientata nella serie 'Il Gattopardo'
3. La principesca Torino nella serie 'Il Gattopardo'