VENEZIA – Ad aprire le Giornate degli Autori a Venezia 2025 una vicenda balzata alle cronache per la sua efferatezza, ma presto dimenticata, spiazzata da nuove e più scandalose atrocità da mettere sotto i riflettori. La Gioia di Nicolangelo Gelormini, unico italiano in concorso, è liberamente ispirato a un tragico episodio di cronaca: l'omicidio di Gloria Rosboch, insegnante di Castellammonte, cittadina da 10mila anime in provincia di Ivrea. La donna, scomparsa nel 2016 e poi ritrovata morta, fu strangolata da un suo ex studente di 22 anni, Gabriele Defilippi, con la complicità del suo amante, un parrucchiere cinquantenne dalla personalità labile. La gioia, prodotto da HT Film, Indigo Film e Vision Distribution in collaborazione con SKY, è tratto dall'opera teatrale Se non sporca il mio pavimento scritta da Gioia Salvatori e Giuliano Scarpinato, che ha firmato anche la sceneggiatura del film - vincitrice del Premio Franco Solinas 2021 - con Benedetta Mori e in collaborazione con Chiara Tripaldi e lo stesso regista Nicolangelo Gelormini.
Una rappresentazione dolorosa e struggente dell’annoiata provincia piemontese, in cui Valeria Golino veste i panni dell’insegnante di mezz’età che vive soffocata con gli anziani genitori, e sogna un amore ideale conosciuto solo attraverso i libri. Nella finzione il suo nome diventa Gioia, come il titolo stesso del film: una trasfigurazione della realtà che rimarca la ricerca di gioia e tenerezza tra i detriti di una quotidianità opprimente o amorale.
La genuinità di Gioia non si conforma, fino alla fine, alla meschinità del mondo, e la sua idea ottocentesca di amore si muove tra le vette irreali e altissime di Flaubert (Madame Bovary), Baudelaire (I fiori del male), Dumas (La Signora delle Camelie), passando per Jane Austen (Orgoglio e pregiudizio) e Choderlos de Laclos (Le relazioni pericolose). Versi che legge al suo allievo, in una sorta di reciproca educazione sentimentale.
Alessio, interpretato da Saul Nanni, è un ragazzo sfrontato che nella vita ha imparato solo a sedurre e manipolare. L’irruzione di Alessio nella tranquilla esistenza di Gioia non può che produrre un’irreversibile collisione. L’incontro con Alessio si alimenta di pieni e di vuoti, come spiega il regista, ed è in questo squilibrio che misteriosamente si crea tra loro una connessione che con fatica trova parole per esprimersi, per esistere. O così lei almeno spera. Quasi che insieme, per Gioia e Alessio, sia possibile, darsi quell’educazione sentimentale che forse non hanno mai ricevuto.
Nicolangelo Gelormini: “Gioia e Alessio sono due personaggi ricreati nella fantasia, nell’invenzione cinematografica per dare corpo al sentimento di isolamento che caratterizza il nostro presente. Attorno a loro si dibattono disperatamente figure meschine, incattivite dalla vita di una provincia feroce. Il senso che ne deriva è quello di un disperato abbandono, di un cupo dissolvi, una volontà di annientamento che avvelena l’esistenza. Il sacrificio laico di Gioia, che con la tenace purezza dei propri sentimenti non si è conformata al cinismo del mondo, segna la definitiva impossibilità di redenzione dal male per chi il male ha commesso".
Nel cast anche Jasmine Trinca, nei panni della madre del ragazzo, e Francesco Colella che interpreta l’amante cinquantenne che diviene complice nell’omicidio.
La storia è ambientata tra Torino e la sua provincia, ma in realtà le riprese si sono svolte solo per alcune settimane nel capoluogo piemontese. Molte scene, infatti, sono state girate altrove – a Fregene e a Roma – facendo passare quelle ambientazioni per piemontesi. “I luoghi in cui abbiamo girato la gioia sono anch’essi una trasfigurazione della realtà. La Gioia non è solo un titolo evocativo, ma anche un modo per trasfigurare la realtà”, ha detto il regista.
Le riprese sul territorio piemontese, avvenute nel novembre 2024, hanno avuto il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e il contributo del FESR Piemonte 2021-2027 - Bando Piemonte Film TV Fund. Tra gli ambienti urbani di Torino, Piazza IV Marzo, Piazza Vittorio Veneto e la sua storica caffetteria sotto i portici, il Caffè Elena, l’ex fabbrica FIAT del Lingotto. Location, quest'ultima, di particolare ispirazione per il regista. “Ci tenevo tantissimo, sin dall’inizio, a girare al Lingotto. Era un'autentica passione da architetto, è un luogo poco abitato dal cinema, e questo mi attirava molto”.
L’edificio oggi ospita una Pinacoteca e, durante i sopralluoghi, Gelormini si è imbattuto nell’opera di Julius von Bismarck Le Espressioni di Teti, una boa sospesa nello spazio che fluttua al centro dell'iconica rampa elicoidale, ben visibile nel finale del film dove è entrata nel con un ruolo fortemente simbolico: “Quella boa è diventata la Gioia - ha detto - . È una cosa del tutto personale, ma nel momento in cui ho visto quell'opera ho capito che il concetto del film aveva trovato la sua forma”.