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‘Il falsario’: Pietro Castellitto nella Roma bella e criminale degli Anni ’70

19-10-2025 Carmen Diotaiuti Tempo di lettura: 6 minuti

Una storia falsamente vera per raccontare con uno sguardo originale gli Anni ’70, il nuovo film di Stefano Lodovichi, scritto da Sandro Petraglia, Il falsario, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e su Netflix dal 23 gennaio. Ispirato alla storia reale di Antonio Chichiarelli, detto Toni, artista e falsario vissuto a Roma tra gli Anni ’70 e ’80, interpretato da Pietro Castellitto, che arriva a Roma dalla provincia nel 1976 e diventa il più grande di tutti i falsari, grazie all’incontro con Donata, interpretata da Giulia Michelini, gallerista che dalla borgata si è fatta strada nella Roma bene. Una donna ambiziosa e emancipata che funge da tramite tra il mondo della borgata e quello borghese. La sua relazione con Toni è caratterizzata da una forte passione e da una ricerca di riscatto sociale. Donata rappresenta una figura di grande modernità, capace di adattarsi e di emergere in un contesto sociale complesso.

Un avventuriero dietro le quinte della grande Storia

Il falsario

Un personaggio ambiguo e affascinante che sfugge alle etichette convenzionali, irresponsabile e sempre in cerca di una scorciatoia. Avventuriero guascone, imperfetto, a tratti ragazzino e irrisolto lo definisce il regista Stefano Lodovichi, che quell’epoca non l’ha vissuta in prima persona ma è passato attraverso un lavoro approfondito di ricerca per rappresentarla. Toni è un giovane che vive con superficialità la prima parte della sua vita, fino a quando incrocia la grande Storia del nostro paese. La sua ambiguità e la sua capacità di adattarsi a diversi ambienti lo rendono un personaggio affascinante e complesso, come sottolinea:

Non ci sono tante documentazioni sulla sua vita privata. È un personaggio trasversale, dietro le quinte della grande storia degli anni ’70: tocca il mondo dei fascisti, dei brigatisti, i servizi segreti, il rapimento Moro; ha messo il piede un po’ ovunque senza mai apparire troppo. Questo lo rende un personaggio più grande della vita, affascinante, intrigante e allo stesso tempo vicino alla nostra epoca. Tony è uno di quei giovani che non prende una posizione politica netta, ma la storia lo costringe a confrontarsi con grandi eventi. Il nostro film cerca di raccontare come la storia piccola della sua vita e la storia grande del Paese si incrociano, e come lui diventa protagonista di scelte decisive.”

A tal proposito lo sceneggiatore Sandro Petraglia aggiunge che la storia del film è anche una riflessione sulla capacità di cambiare la storia, un tema particolarmente rilevante per la generazione degli Anni ’70, che sentiva di poter scrivere il proprio destino. “Questo spirito di cambiamento è rappresentato nel film attraverso la figura di Toni, che, pur non prendendo una posizione politica netta, si trova coinvolto in eventi storici cruciali. Un giovane pieno di talento, la cui ambizione lo porta a sfiorare politica e criminalità, fino a trovarsi in un gioco più grande di lui”.

Pietro Castellitto: oggi siamo tutti più rassegnati

A intervenire sulle differenze tra la giovane generazione di oggi, per certi versi meno politicamente impegnata, e l’attivismo sociale degli Anni '70, Pietro Castellitto: “Quegli erano anni in cui forse la possibilità di cambiare la storia era più autentica, più forte. La mia generazione si percepisce come dentro un libro già scritto. Quella generazione, invece, aveva le pagine davanti bianche. Questo creava un ambiente più feroce e anche più pericoloso. Oggi forse siamo tutti più rassegnati”

La Roma bella e criminale degli Anni ‘70

Il falsario

Roma come città di grande avventurieri, di grande vitalità e di ricchezza. Ma anche di bellezza, con un’attività artistica fervisa e intensa. “Porto e tempesta che attrae e irretisce con le sue sirene. È la Roma sporca dove suonano musicisti ubriachi fino all’alba, la Roma dove tutto scorre, lento e impietoso. È la Roma che attrae e trattiene per sempre, che ti ammalia e avvolge”.

La Roma degli artisti e dei morti ammazzati per strada, e anche la Roma della mala locale, in cui si muove Balbo (Edoardo Pesce), un criminale che, a modo suo, non può non farsi voler bene, e il posto in cui vive la grande Storia e chi i fili li muove da dietro. Come il Sarto, personaggio oscuro interpretato da Claudio Santamaria, che rappresenta i servizi segreti deviati dell'epoca. 

Il Falsario, però, non è solo un film sulla criminalità ma pure una riflessione sul confine tra vero e falso. Come osserva il produttore Riccardo Tozzi, il film esplora come ogni personaggio interpreti la verità a modo suo, mettendo in discussione la percezione della realtà. "Questo tema è centrale nella storia e contribuisce a rendere il film un’opera complessa e stimolante".

Dove è stato girato il falsario

Le riprese de Il falsario si sono svolte principalmente a Roma, dove la troupe ha lavorato per otto settimane, dal 10 febbraio al 4 aprile 2025, coinvolgendo 105 professionisti. La scelta di Roma come location è stata fondamentale per ricreare in maniera autentica l’atmosfera degli Anni ’70 e per raccontare la storia di Toni Chichiarelli in modo autentico. 

Alcune scene sono state girate in altre località del Lazio, come Frascati, che ha ospitato le riprese dal 1° al 12 settembre 2025, in diverse piazze e vie del centro storico.

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