La Sardegna di questo film è un territorio ancestrale, aspro, noto solo a chi lo vive tutti i giorni come i pastori protagonisti del film.
Michele è un pastore di Orgosolo (NU), che vive la sua vita “come un latitante” sempre tra i pascoli, lontano dal paese e dalla gente, alla quale ha sostituito le pecore acquistate con tanti sacrifici. Sua unica compagnia umana è il fratellino Giuseppe.
Quando un gruppo di banditi si rifugia al suo ovile, la sua vita cambia: sospettato di far parte della banda si dà alla latitanza (quella vera) nascondendosi nel Supramonte, territorio impervio e inaccessibile, per secoli rifugio, appunto, di banditi e pastori, che si estende per circa 3.360 ettari nel cuore della Barbagia. La sua natura è selvaggia e incontaminata e vi si incontrano gole, grotte e anfratti oltre ai suggestivi tacchi calcarei di Monte San Giovanni e Monte Fumai.
La Sardegna di questo film è un territorio ancestrale, aspro, noto solo a chi lo vive tutti i giorni come i pastori protagonisti del film.
Michele è un pastore di Orgosolo (NU), che vive la sua vita “come un latitante” sempre tra i pascoli, lontano dal paese e dalla gente, alla quale ha sostituito le pecore acquistate con tanti sacrifici. Sua unica compagnia umana è il fratellino Giuseppe.
Quando un gruppo di banditi si rifugia al suo ovile, la sua vita cambia: sospettato di far parte della banda si dà alla latitanza (quella vera) nascondendosi nel Supramonte, territorio impervio e inaccessibile, per secoli rifugio, appunto, di banditi e pastori, che si estende per circa 3.360 ettari nel cuore della Barbagia. La sua natura è selvaggia e incontaminata e vi si incontrano gole, grotte e anfratti oltre ai suggestivi tacchi calcarei di Monte San Giovanni e Monte Fumai.
Michele, un pastore di Orgosolo, è sospettato di abigeato e dell'uccisione di un carabiniere. È innocente ma sceglie di darsi alla latitanza assieme al fratello minorenne Giuseppe. La disperazione per la perdita del gregge lo trasforma in un vero bandito.