Tra i film che segnano la nascita del filone neorealista, molte delle location immortalate in Ossessione raccontano di una provincia dell’Italia centrale che non esiste più, tra la bassa Padana e il porto di Ancona, percorrendo un tratto del fiume Po al confine tra la Romagna e il Veneto. Le riprese, infatti, furono effettuate nel 1942-43 in piena seconda guerra mondiale, e molti dei palazzi che fanno da sfondo a questa drammatica storia sono andati distrutti durante i bombardamenti. La stessa trattoria dove Gino (Massimo Girotti) incontra per la prima volta Giovanna (Chiara Calamai), che si trovava lungo la SP 40, strada che costeggia il Po in provincia di Rovigo, nel territorio di Canaro, fu abbattuta pochi anni dopo il conflitto. Il Po è presente anche alla sua foce, nei set nei pressi di Comacchio e Codigoro.
La relazione clandestina fra Gino e Giovanna nell’abitazione dove la donna vive col marito Giuseppe sta stretta all’uomo che, al rifiuto di lei di fuggire insieme, parte per Ancona: ci arriva col treno e fa amicizia con “lo Spagnolo”, girovago con cui condividerà parte del viaggio. Una volta giunti in città, sarà il lancio di una moneta, lungo il cavalcavia della stazione ferroviaria, a decidere dove andranno: un’inquadratura mostra il porto con il molo Santa Maria e le banchine brulicanti e i due uomini intenti a scrutare l’orizzonte mentre, seduti su una balaustra, danno le spalle all’antistante Cattedrale di San Ciriaco in piazzale Duomo. Tempo dopo, Gino, che ha trovato lavoro alla Fiera di Maggio, rincontrerà Giuseppe e la moglie, venuti in città per un concorso canoro: mentre i tre stanno scendendo attraverso lo scalone Nappi, situato sotto la cattedrale nell’antico centro storico della cittadina marchigiana, Giuseppe comunica alla moglie Giovanna il desiderio di avere un figlio. Lo scalone è tutt’ora esistente, ma gran parte degli edifici esistenti ai tempi del film è andata distrutta: in particolare Palazzo D’Avalos, accanto alla Chiesa degli Scalzi in piazza del Senato, spazzato via dal bombardamento del 1° novembre 1943.
Qualche scena dopo siamo a Ferrara, dove ritroviamo Gino seduto su una panchina in piazza della Repubblica: nella stessa piazza si riconosce l’antica Chiesa di San Giuliano e, in un’altra inquadratura, il Castello Estense, che domina l’adiacente largo Castello. Giovanna attende Gino seduta ad un bar in via Saraceno mentre l’uomo entra nell’alloggio di Anita, una prostituta conosciuta poco prima. Tuttavia sbirciando dalla finestra scopre di essere braccato dalla polizia e con l’aiuto della ragazza riesce a fuggire, salendo al volo su un camion che attraversa il ponte di San Giorgio diretto fuori città.
Tra i film che segnano la nascita del filone neorealista, molte delle location immortalate in Ossessione raccontano di una provincia dell’Italia centrale che non esiste più, tra la bassa Padana e il porto di Ancona, percorrendo un tratto del fiume Po al confine tra la Romagna e il Veneto. Le riprese, infatti, furono effettuate nel 1942-43 in piena seconda guerra mondiale, e molti dei palazzi che fanno da sfondo a questa drammatica storia sono andati distrutti durante i bombardamenti. La stessa trattoria dove Gino (Massimo Girotti) incontra per la prima volta Giovanna (Chiara Calamai), che si trovava lungo la SP 40, strada che costeggia il Po in provincia di Rovigo, nel territorio di Canaro, fu abbattuta pochi anni dopo il conflitto. Il Po è presente anche alla sua foce, nei set nei pressi di Comacchio e Codigoro.
La relazione clandestina fra Gino e Giovanna nell’abitazione dove la donna vive col marito Giuseppe sta stretta all’uomo che, al rifiuto di lei di fuggire insieme, parte per Ancona: ci arriva col treno e fa amicizia con “lo Spagnolo”, girovago con cui condividerà parte del viaggio. Una volta giunti in città, sarà il lancio di una moneta, lungo il cavalcavia della stazione ferroviaria, a decidere dove andranno: un’inquadratura mostra il porto con il molo Santa Maria e le banchine brulicanti e i due uomini intenti a scrutare l’orizzonte mentre, seduti su una balaustra, danno le spalle all’antistante Cattedrale di San Ciriaco in piazzale Duomo. Tempo dopo, Gino, che ha trovato lavoro alla Fiera di Maggio, rincontrerà Giuseppe e la moglie, venuti in città per un concorso canoro: mentre i tre stanno scendendo attraverso lo scalone Nappi, situato sotto la cattedrale nell’antico centro storico della cittadina marchigiana, Giuseppe comunica alla moglie Giovanna il desiderio di avere un figlio. Lo scalone è tutt’ora esistente, ma gran parte degli edifici esistenti ai tempi del film è andata distrutta: in particolare Palazzo D’Avalos, accanto alla Chiesa degli Scalzi in piazza del Senato, spazzato via dal bombardamento del 1° novembre 1943.
Qualche scena dopo siamo a Ferrara, dove ritroviamo Gino seduto su una panchina in piazza della Repubblica: nella stessa piazza si riconosce l’antica Chiesa di San Giuliano e, in un’altra inquadratura, il Castello Estense, che domina l’adiacente largo Castello. Giovanna attende Gino seduta ad un bar in via Saraceno mentre l’uomo entra nell’alloggio di Anita, una prostituta conosciuta poco prima. Tuttavia sbirciando dalla finestra scopre di essere braccato dalla polizia e con l’aiuto della ragazza riesce a fuggire, salendo al volo su un camion che attraversa il ponte di San Giorgio diretto fuori città.
Industrie Cinematografiche Italiane S.A.
Gino, un vagabondo che vive di espedienti, si ferma presso un ristoro per viaggiatori della bassa Padana e diviene l’amante di Giovanna, moglie del proprietario dello spaccio, ma mal sopporta questa situazione.