Allora dimmi se tu sai contare
Dimmi se sai anche camminare
Contare, camminare insieme a cantare
La storia di Peppino e degli amici siciliani, allora
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Modena City Ramblers
I cento passi di Marco Tullio Giordana, racconta la storia di Peppino Impastato; nato a Cinisi il 5 gennaio 1948 e vittima di mafia a soli 30 anni. Non accettò mai la provenienza mafiosa della sua famiglia e la combattè attivamente con quell’arma tagliente che sono le parole.
L’espressione "i cento passi" che dà il titolo al film si riferisce alla breve distanza che divideva la casa di Peppino Impastato (interpretato da Luigi Lo Cascio al suo esordio) da quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti, il mandante del suo omicidio. Quei cento passi rappresentano il confine tra sottomissione e omertà da un lato e ribellione e denuncia dall’altro.
Il film è stato girato interamente nei luoghi in cui si svolsero le vicende, a Cinisi e Terrasini, comuni della città metropolitana di Palermo. A Cinisi, gli esterni delle abitazioni degli Impastato e di Tano Badalamenti sono entrambi in corso Umberto a breve distanza l’uno dall’altro, mentre il luogo in cui Peppino inveisce contro la mafia è piazza Vittorio Emanuele Orlando. A Terrasini, in corso Vittorio Emanuele si trovano i locali di Radio Aut, mentre sul lungomare Peppino Impastato si trova la villa in cui il giovane incontra i ragazzi della comune. Il corpo di Peppino viene ritrovato a Carini (PA), in via Zante.
I cento passi è anche il titolo del brano centrale del film firmato dai Modena City Ramblers.
Allora dimmi se tu sai contare
Dimmi se sai anche camminare
Contare, camminare insieme a cantare
La storia di Peppino e degli amici siciliani, allora
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi
Modena City Ramblers
I cento passi di Marco Tullio Giordana, racconta la storia di Peppino Impastato; nato a Cinisi il 5 gennaio 1948 e vittima di mafia a soli 30 anni. Non accettò mai la provenienza mafiosa della sua famiglia e la combattè attivamente con quell’arma tagliente che sono le parole.
L’espressione "i cento passi" che dà il titolo al film si riferisce alla breve distanza che divideva la casa di Peppino Impastato (interpretato da Luigi Lo Cascio al suo esordio) da quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti, il mandante del suo omicidio. Quei cento passi rappresentano il confine tra sottomissione e omertà da un lato e ribellione e denuncia dall’altro.
Il film è stato girato interamente nei luoghi in cui si svolsero le vicende, a Cinisi e Terrasini, comuni della città metropolitana di Palermo. A Cinisi, gli esterni delle abitazioni degli Impastato e di Tano Badalamenti sono entrambi in corso Umberto a breve distanza l’uno dall’altro, mentre il luogo in cui Peppino inveisce contro la mafia è piazza Vittorio Emanuele Orlando. A Terrasini, in corso Vittorio Emanuele si trovano i locali di Radio Aut, mentre sul lungomare Peppino Impastato si trova la villa in cui il giovane incontra i ragazzi della comune. Il corpo di Peppino viene ritrovato a Carini (PA), in via Zante.
I cento passi è anche il titolo del brano centrale del film firmato dai Modena City Ramblers.
Titti Film, Rai Cinema
Mostra del Cinema di Venezia 2000: Miglior sceneggiatura a Claudio Fava, Marco Tullio Giordana, Monica Zapelli / David di Donatello 2001: Migliore sceneggiatura a Claudio Fava, Marco Tullio Giordana, Monica Zapelli - Miglior attore protagonista a Luigi Lo Cascio - Miglior attore non protagonista a Tony Sperandeo - Migliori costumi a Elisabetta Montaldo - David scuola a Marco Tullio Giordana
Peppino Impastato è un ragazzo ribelle che non accetta la sottomissione del padre a una famiglia che controlla il traffico della droga e tutto quello che accade nel paese siciliano di Cinisi e dintorni. Con alcuni amici apre una radio, Radio Aut, parla di Tano seduto, che vive a Mafiopoli. Il padre lo caccia di casa, ma lo difende da tutti, mentre sua madre continua ad appoggiarlo di nascosto. Non gli accadrà mai nulla finché lui è in vita. Quando un incidente costa la vita a Luigi Impastato, Peppino non è più difeso da nessuno, ma continua e non si arrende. Finché non lo fanno saltare in aria col tritolo sui binari della ferrovia. I carabinieri decretano: è suicidio. Intanto in paese non lo dimenticano. E sfilano, in centinaia, gridando la loro rabbia contro la mafia.