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'Gioia Mia' l'esodio alla regia di Margherita Spampinato al cinema dall'11 dicembre

10-12-2025 Monica Sardelli Tempo di lettura: 4 minuti

Gioia Mia, opera prima di Margherita Spampinato sarà in sala dall'11 dicembre con Fandango. L'opera, prodotta da Yagi Media è stata presentata in anteprima nella sezione Panorama Italia – Premio del pubblico di Alice nella città 2025.

Il film ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria – Cine+ e il Pardo per la migliore interpretazione femminile ad Aurora Quattrocchi al 78° Festival di Locarno, ed è stato designato “Film della Critica” da parte del SNCCI e il Cinematografo Award per la miglior opera prima.

La storia è quella di Nico, adolescente cresciuto in una famiglia laica e in un mondo tecnologico e iperconnesso, costretto a passare l’estate in Sicilia, ospite di un’anziana zia, signorina religiosissima e scorbutica che vive sola, in un antico palazzo pieno di leggende e superstizioni. Lo scontro tra modernità e passato, tra ragione e religione, tra velocità e lentezza, segna l’inizio del loro burrascoso rapporto. Eppure la distanza iniziale si assottiglierà e tra i due nascerà un legame profondo di cui entrambi non sapevano di avere bisogno.

Protagonisti il giovane Marco Fiore e Aurora Quattrocchi.

La Sicilia di 'Gioia mia' un luogo fermo nel tempo

L'estate in cui viene mandato in vacanza in Sicilia dall'anziana zia Gela, Nico compie un viaggio a ritroso nel tempo. La donna vive infatti nella stessa casa in cui è nata e cresciuta, un luogo fermo nel tempo dove la tecnologia non è mai entrata e ogni oggetto mantiene da sempre il suo posto.

Il mondo di Gela è antico, lento e misterioso, popolato da angeli e spiriti, dove religione e superstizione si sovrappongono fino quasi a coincidere. Nulla di più distante da quello moderno, veloce, tecnologico in cui ha vissuto finora il piccolo Nico, che invece è cresciuto in una famiglia laica.

I due protagonisti sono tuttavia accomunati, ciascuno a modo suo, da un profondo dolore dettato dalla separazione e dalla necessità di combattere la solitudine, che sia quella in cui ci si ritrova in vecchiaia, o quella in cui ci si isola a causa dell'iperconnessione.

Trailer

L'idea di questa storia è una domanda che si pone la regista e che fa riferimento alla nostalgia, emozione dominante del racconto assieme alla paura: dov’è finito quel tempo estivo dell’infanzia, quelle lunghe giornate calde, lente e noiose, quei pomeriggi senza scuola ne’ impegni, senza attività strutturate, senza nulla da dover dimostrare, quando nonne e anziane zie raccontavano ai bambini favole spaventose, ricordi di famiglia inquietanti, superstizioni e vecchie leggende? Storie che mettevano paura ma aiutavano a crescere perché permettevano di esorcizzare le paure più grandi come il buio, i fantasmi, gli spiriti, la fine delle cose, persino il primo amore.

"L’idea di Gioia mia nasce dai miei ricordi d’infanzia. Sono cresciuta a Roma in una famiglia laica e razionale, senza troppe regole. L’atmosfera di casa mia era molto diversa da quella che trovavo in Sicilia, dove ogni estate trascorrevo le vacanze a casa delle mie anziane zie “signorine”, le cugine di mia nonna. Da loro respiravo un’atmosfera profondamente religiosa, ma anche magica e superstiziosa, erano convinte dell’esistenza degli spiriti, e questo per me era potentissimo. Mi portavano in chiesa, mi facevano fare il pisolino, mi insegnavano le buone maniere. Io amavo moltissimo entrambe le dimensioni: quella romana e quella siciliana, quel contrasto tra il pensiero logico e l’intuizione, tra la scienza e il mistero, mi è rimasto dentro ed è diventato il cuore del film" (intervista completa).

La produzione ha scelto di girare l'intero film a Trapani.

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