Goliarda Sapienza, in un’intervista del 1983 rilasciata a Enzo Biagi, che Mario Martone monta sui titoli di coda del suo film, dice che "il carcere è come il fuori" (vedi link alla fine di quest'articolo). La sua idea è che il carcere sia uno spaccato della società, non diverso dalla società, che infatti emargina gli individui più dotati di fantasia e quelli più bisognosi di emozioni. E non a caso Sapienza, proprio nello stesso anno, pubblicò il romanzo L'università di Rebibbia.
I luoghi di Roma in cui Goliarda si muove in quegli anni, però, rappresentano la sua voglia di libertà, che il regista di Fuori coglie perfettamente. La città, così, tra le sue mura contiene le coordinate che la arginano e la coccolano, a partire dai Parioli, il quartiere in cui la scrittrice abita, il luogo dell’accoglienza. Sapienza (Valeria Golino) abitò in un appartamento di via Denza, che Martone utilizza per le riprese, ma è piazza Euclide quella che ci mostra più volte. Lì si incontra con Roberta (Matilda De Angelis), in un bar da cui si vede l’imponente mole di travertino della basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria, opera di Armando Brasini (1923). L’architetto romano, durante il Ventennio, fu sponsorizzato da Margherita Sarfatti, l’amante del duce, il cui circolo colto che ospita artisti e intellettuali trova posto anche nella recente serie M - Il figlio del secolo di Joe Wright ha un ruolo (lì è interpretata da Barbara Chichiarelli).
Brasini uscì sconfitto dal razionalismo di Marcello Piacentini, ma questo non toglie che il suo monumentalismo resta ben presente nell’immaginario di quegli anni, non solo con la chiesa di piazza Euclide, ma anche con edifici identitari come il palazzo del governo sul lungomare di Taranto, e sempre a Roma con il palazzo dell’INAIL di via IV novembre e ponte Flaminio, a tutti noto come il “ponte delle Aquile”, quello che per i cinefili è soprattutto il ponte su cui Nanni Moretti di Caro Diario (1993) passa in vespa riflettendo: "sarò malato, ma io amo questo ponte, ci devo passare almeno due volte al giorno".
Oltre a piazza Euclide, il film di Martone mostra altre importanti piazze romane, come piazza di Porta Maggiore, dove Roberta viene rapita dalla scritta "le ore del nostro presente sono già leggenda", che legge sulle mura aureliane; piazza del Popolo e piazza dell'Indipendenza, davanti alla stazione Termini.
Proprio in queste ultime due, Fuori prevede delle sequenze all'interno di due locali storici che vedono protagoniste ancora Goliarda/Valeria Golino e Roberta/Matilda De Angelis. Nella piazza che chiude a nord il centro storico di Roma, si siedono ai tavolini esterni del Caffè Canova, al civico n. 16, progettato da Enrico Del Debbio tra 1952 e 1953, mentre da piazza dei Cinquecento entrano alla stazione Termini, dove invece salgono al piano superiore della pasticceria siciliana Dagnino. Qui gli scenografi giocano con i luoghi, poiché in realtà questo locale, da cui nella finzione gli avventori possono vedere i tabelloni orari dei treni, si trova invece nella vicina piazza della Repubblica, all’interno di Galleria Esedra.
Dagnino, peraltro, mantiene inalterato il suo fascino di locale “artistico” anni ‘50, poiché è rimasto identico a se stesso sin dalla sua apertura, avvenuta nel 1955. Cosicché la sala da tè mostra gli specchi dipinti con figure di contadine a lavoro nei campi, opera del pittore di Agrigento Alfonso Amorelli, e sculture lignee che simboleggiano le città della Sicilia del bolognese Giovanni Maria Manganelli; mentre negli ambienti principali ci sono diverse opere astrattiste della pittrice tedesca Herta Scheffer, moglie di Amorelli.
Guarda l'intervista di Enzo Biagi a Goliarda Sapienza (1983):
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