Roma, ghetto. La notte del 16 ottobre 1943, una donna corre sotto la pioggia e grida a tutti di fuggire. È Elena Di Porto: nel ghetto la chiamano “la Matta”, è separata dal marito, porta i pantaloni, fuma, gioca a biliardo e fa boxe. Forse è per questo che nessuno le crede quando avverte dell’imminente rastrellamento nazista, di cui ha saputo da fonti sicure.
Elena del ghetto, opera prima di Stefano Casertano, è un film ambientato nell’arco di cinque anni (1938-1943), durante l’inesorabile ascesa del fascismo e sulla scia dell’orrore delle leggi razziali. Di fronte all’abisso della Storia, si racconta il coraggio di una donna dal temperamento ribelle e indomito, a cui dona il volto Micaela Ramazzotti. Dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2025, nellasezione Grand Public, Elena del ghetto sarà nelle sale dal 29 gennaio distribuito da Adler Entertainment. Il film è una produzione Titanus Production e Masi Film, M74, Sound Art 23, Titanus SpA con Rai Cinema. Il soggetto è di Alessandra Kre e Francesca Della Ragione e sceneggiato dalle stesse e da Stefano Casertano.
“Volevo restituirla al pubblico viva, come una donna abitata non dalla paura ma dal coraggio, che a tratti poteva essere pericolosa per se stessa e per gli altri, ma alla fine ne pagava sempre lei le conseguenze. Solo lei si era accorta che il pericolo era dietro l’angolo, è quando è salita su quella camionetta lo ha fatto con la consapevolezza di andare a morire con gli altri” commenta Micaela Ramazzotti a proposito del suo personaggio.
Accanto a lei nel cast: Valerio Aprea, Giulia Bevilacqua, Caterina De Angelis, Giovanni Calcagno, Claudia Della Seta, Matteo Quinzi, Marcello Maietta, Gabriele Cirilli, Florence Nicolas.
Stefano Casertano parla così del suo primo lungometraggio di finzione: “La struttura si ispira a quella del dramma classico, anche se un po’ italianizzato. Elena era considerata matta, ma non lo era. Semplicemente invitava a ribellarsi alle costrizioni dell’epoca, le imposizioni alla comunità, ai cittadini. Come una Cassandra, che non era creduta. Nella sua follia percepiva cose che nella sua comunità nessuno riusciva a capire. Ma in fin dei conti chi è il vero matto? Chi si fa soggiogare dalla situazione o chi, restando fedele a se stesso, riesce in qualche modo a ribellarsi?
Nata nel 1912, Elena di Porto è una donna povera, separata dal marito e con due figli, che per sopravvivere fa la venditrice ambulante e domestica. Soprannominata "la matta di piazza Giudia", nel 1941 viene mandata al confino per aver difeso dagli squadristi un uomo anziano. Anche al confino Elena continua ad essere ribelle, incapace di tollerare le ingiustizie.
Rientrata a Roma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, viene a sapere in anticipo dell’imminente deportazione degli ebrei del ghetto ed avvisa inutilmente la sua gente. Quando i tedeschi arrivano a sgomberare il ghetto, la donna si consegna spontaneamente alle SS. In quel tragico giorno dell’ottobre 1943 viene deportata ad Auschwitz e non farà mai più ritorno a casa.
Il suo gesto coraggioso, anche se inutile, è solo l’ultima sfida aperta al regime fascista. Tentando di salvare la vita alla sua gente, questa donna ha segnato la storia del ghetto ebraico di Roma durante i mesi bui dell’occupazione nazista.
Da qualche anno uno degli ulivi del Giardino dei Giusti dell’Umanità di Roma è dedicato ad Elena Di Porto.
Elena del ghetto è stato girato tra febbraio e marzo 2025 a Tivoli e nel centro storico di Roma. Le riprese sono durate in tutto 5 settimane coinvolgendo una troupe di 80 professionisti.
Al centro della scena compare più volte piazza delle Erbe a Tivoli (già presente nella serie Rai La Storia di Francesca Archibugi), dove si svolge il mercato e dove i tedeschi caricano sulle camionette gli ebrei da deportare ad Auschwitz nella scena più drammatica del film. Coinvolte dalle riprese anche altre zone del centro storico e viale Giuseppe Mazzini.
Altre scene del film sono state girate sull’isola Tiberina a Roma. Ponte Fabricio, il più antico di Roma (62 a.C.) e gli esterni della Chiesa di San Giovanni Calibita, che si trova proprio all’imbocco del ponte, sono parte del tragitto di Elena per andare a lavoro a “casa dei signori”.
A causa del suo carattere ribelle e indomito, intollerante nei confronti delle ingiustizie, Elena si scontra spesso con i fascisti che infestano il quartiere e viene internata presso il “Manicomio della Provincia”, ovvero l’ex manicomio di Santa Maria della Pietà.