Girato interamente in interni, La Camera di Consiglio, diretto da Fiorella Infascelli e prodotto da Armosia e Master Five Cinematografica con Rai Cinema, adotta un’impostazione scenica teatrale, che restituisce la tensione e l’isolamento di quei giorni. Il bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, in cui gli otto giurati restarono chiusi per 36 giorni, è stato interamente ricostruito negli studi di Cinecittà.
Il film si avvale inoltre dell’utilizzo di materiali di repertorio che favorisce la collocazione delle vicende dei giurati dentro un quadro storico e civile più ampio e che offre l’occasione per riflettere, oltre che sul dato storico relativo alla mafia, anche sul concetto stesso di legalità e giustizia e sull’esperienza umana e civile di chi fu chiamato a decidere il destino di centinaia di imputati, in una delle prove più alte e drammatiche della democrazia italiana.
Girato interamente in interni, La Camera di Consiglio, diretto da Fiorella Infascelli e prodotto da Armosia e Master Five Cinematografica con Rai Cinema, adotta un’impostazione scenica teatrale, che restituisce la tensione e l’isolamento di quei giorni. Il bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, in cui gli otto giurati restarono chiusi per 36 giorni, è stato interamente ricostruito negli studi di Cinecittà.
Il film si avvale inoltre dell’utilizzo di materiali di repertorio che favorisce la collocazione delle vicende dei giurati dentro un quadro storico e civile più ampio e che offre l’occasione per riflettere, oltre che sul dato storico relativo alla mafia, anche sul concetto stesso di legalità e giustizia e sull’esperienza umana e civile di chi fu chiamato a decidere il destino di centinaia di imputati, in una delle prove più alte e drammatiche della democrazia italiana.
1987, siamo all’atto finale del più grande processo penale della storia: il Maxiprocesso di Palermo. Otto giurati, quattro donne e quattro uomini, blindati in una camera di consiglio per 36 giorni dovranno decidere condanne e assoluzioni per 470 imputati. Otto persone, costrette a convivere in un appartamento nel carcere dell’Ucciardone. Impedita ogni possibilità? di comunicare con l’esterno, niente televisione, telefono, radio. Reclusi.