Grazie ragazzi è ispirato al film francese Un Triomphe, che a sua volta trae spunto dalla storia vera dall’attore Jan Jonson, che nel 1985 tenne un corso di teatro a un gruppo di detenuti completamente estranei all’arte nel carcere di massima sicurezza di Komla in Svezia.
Il protagonista della versione italiana è Antonio (Albanese), un attore appassionato ma che in mancanza di offerte di lavoro accetta, su indicazione dell’amico regista Michele (Fabrizio Bentivoglio), un impiego come insegnante di un laboratorio teatrale in un carcere, prevalentemente ambientato all'interno del penitenziario di Rebibbia e di quello di Velletri per gli esterni.
I cinque detenuti coinvolti nel laboratorio (Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Bogdan Iordachioiu e Vinicio Marchioni) trovano nel teatro un nuovo scopo, scoprendo lo straordinario potere liberatorio dell’arte.
Dopo l’inaspettato successo della performance in Aspettando Godot di Samuel Beckett, Antonio riesce a convincere la direttrice del carcere (Sonia Bergamasco) ad andare in scena in un vero teatro, come l'Argentina di Roma, e in tour in diverse città. Il gruppo teatrale raggiunge Pisa e Siena, di cui si riconoscono piazza del Campo e il teatro dei Rinnovati; passa per l’Umbria, in particolare ad Amelia (TR) e presso il suo teatro Sociale e a Perugia, dove diverse scene sono state girate tra il cinema Zenith e il teatro Morlacchi, oltre che nel centro storico. Tra i luoghi scelti dalle riprese anche il borgo marsicano di Collarmele.
Grazie ragazzi è ispirato al film francese Un Triomphe, che a sua volta trae spunto dalla storia vera dall’attore Jan Jonson, che nel 1985 tenne un corso di teatro a un gruppo di detenuti completamente estranei all’arte nel carcere di massima sicurezza di Komla in Svezia.
Il protagonista della versione italiana è Antonio (Albanese), un attore appassionato ma che in mancanza di offerte di lavoro accetta, su indicazione dell’amico regista Michele (Fabrizio Bentivoglio), un impiego come insegnante di un laboratorio teatrale in un carcere, prevalentemente ambientato all'interno del penitenziario di Rebibbia e di quello di Velletri per gli esterni.
I cinque detenuti coinvolti nel laboratorio (Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Bogdan Iordachioiu e Vinicio Marchioni) trovano nel teatro un nuovo scopo, scoprendo lo straordinario potere liberatorio dell’arte.
Dopo l’inaspettato successo della performance in Aspettando Godot di Samuel Beckett, Antonio riesce a convincere la direttrice del carcere (Sonia Bergamasco) ad andare in scena in un vero teatro, come l'Argentina di Roma, e in tour in diverse città. Il gruppo teatrale raggiunge Pisa e Siena, di cui si riconoscono piazza del Campo e il teatro dei Rinnovati; passa per l’Umbria, in particolare ad Amelia (TR) e presso il suo teatro Sociale e a Perugia, dove diverse scene sono state girate tra il cinema Zenith e il teatro Morlacchi, oltre che nel centro storico. Tra i luoghi scelti dalle riprese anche il borgo marsicano di Collarmele.
Antonio, un attore appassionato ma spesso disoccupato, accetta un lavoro come insegnante di un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario. All’inizio titubante, scopre del talento nella improbabile compagnia di detenuti e questo riaccende in lui la passione e la voglia di fare teatro, al punto da convincere la direttrice del carcere a mettere in scena la commedia di Samuel Beckett Aspettando Godot su un vero palcoscenico teatrale. Giorno dopo giorno i detenuti scoprono il potere liberatorio dell’arte e la sua capacità di dare uno scopo e una speranza oltre l’attesa. Così quando arriva il definitivo via libera, inizia un tour trionfale.